La
“Tarasque di Noves” è una scultura in pietra, del
I secolo a.C., raffigurante un animale mostruoso nell’atto di
divorare membra umane, con le zampe anteriori appoggiate a due teste
umane. È stata ritrovata nel 1849 nei pressi del cimitero della
cittadina di Noves (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) e ora è conservata
al Musée Lapidaire di Avignone. Raffigurazioni simili si ritrovano
nelle sculture medievali della stessa regione, come nell’ Abbazia
di Montmajour, la cui prima fondazione risale all’XI secolo.
La Tarasque è divenuta una figura popolare del folklore provenzale:
veniva interpretata come una sorta di drago che un tempo devastava la
regione dove sorge attualmente la città di Tarascon. Santa Marta,
una giovane cristiana venuta ad evangelizzare la Bassa Provenza, riuscì
ad acquietare il mostro, che si lasciò mansuetamente trascinare
per un laccio dalla donna. Ma gli abitanti, impauriti e spinti da vendetta,
decisero di uccidere l’animale e di fondare in quel luogo la città
che prese il nome dal mostro ucciso.
A partire dal XV secolo si trova documentazione di feste celebrate per
commemorare questa leggenda, che si svolgevano nella seconda settimana
di Pentecoste e poi in luglio, il giorno di Santa Marta, patrona di
Tarascon. Ancora oggi, il 29 luglio, viene portata in processione per
le vie della città una grande figura di animale mostruoso, dal
corpo simile a quello di una tartaruga, irto di pungiglioni, con una
testa semi-umana semi-animale e una lunga coda. Che si tratti di una
figura dalle antiche origini mitiche pre-cristiane e per la quale venivano
celebrate delle cerimonie sembra quindi indubitabile. La tradizione
cristiana si è sovrapposta trasformando in personaggio negativo
la Tarasque, contrapponendole la figura dominante della Santa, ma non
è riuscita a sradicare la popolarità di questo mostro
mitico.
[Immagine: http://fr.wikipedia.org/wiki/Cavares]