Statuetta in bronzo raffigurante un gallo di epoca gallo-romana (I secolo
d. C.), conservata presso il Museo Archeologico Regionale di Aosta.
Il gallo era principalmente un animale associato con Mercurio, la forma
romanizzata di diverse divinità locali della Gallia che assunsero
le caratteristiche e gli attributi del dio romano, e che secondo Giulio
Cesare era la divinità più venerata tra i Celti (Guerra
gallica, VI, 17). Polli e oche sono stati ritrovati ripetutamente
in tombe del periodo celtico, facendo presupporre la loro funzione di
offerta e forse il ruolo di accompagnamento dei morti. Sembra che il
potere del gallo di essere annunciatore della luce del sole lo rendesse
una sorta di intermediario tra la notte e il giorno, tra le tenebre
e la luce, e quindi mediatore tra la vita e la morte, il mondo dei vivi
e quello dei morti. Inoltre, il suo acuto canto era considerato avere
una funzione oracolare (l’animale infatti era in grado di prevedere
la nascita del sole) ed era considerato capace di preavvisare i pericoli
inaspettati.
Nel mondo germanico, il gallo dorato Víðópnir è
appollaiato sulla cima dell’Albero del Mondo Yggdrasil. Il colore
delle sue piume ricorda il bagliore del sole e quello del lampo nella
tempesta. Esso sorveglia dall’alto quello che avviene nel mondo
e con il suo canto annuncia il sopraggiungere dell’alba e la comparsa
della luce solare. Era interpretato come simbolo di forza vitale e di
rigenerazione.
[Immagine: https://www.flickr.com/photos/archeo-metallurgie/8610375275/]