Statua in bronzo della dea Sequana, risalente al I secolo d.C. ed esposta
presso il Museo Archeologico di Digione. La dea Sequana era specialmente
venerata in un santuario alle sorgenti della Senna (Fontes Sequanae:
il fiume prendeva infatti il nome dalla divinità). La forma di
anatra che assume l’imbarcazione, sulla quale si erge la statua,
richiama il dominio principale della dea: il mondo acquatico e fluviale.
Le numerose forme anatomiche in bronzo e argento, raffiguranti arti,
occhi e altre parti del corpo, che sono state ritrovate in questo luogo,
testimoniano come alla dea del fiume venissero attribuiti poteri curativi
e taumaturgici. La popolarità di cui godeva è dimostrata
anche dal fatto che i Romani rinunciarono, nel suo caso, al loro comune
costume di identificare gli dei celtici con nomi di divinità
romane e adottarono invece il suo nome originario, l’unico che
compare in tutte le iscrizioni ritrovate.
In Irlanda si trova una figura analoga nella dea Bóand (o Boann),
“la Donna dalle vacche bianche” o “Vacca splendente”,
che dette il suo nome al fiume Boyne, lungo il cui corso si trovano
i più importanti antichi siti dell’isola. Secondo alcune
tradizioni la dea divenne cieca durante l’inondazione del fiume
ed era associata con la sapienza dei veggenti. Se si beveva l’acqua
del suo fiume nel mese di giugno, si poteva acquisire il dono dell’ispirazione
poetica e della conoscenza. Inoltre, come tutte le dee del fiume, era
soprattutto fautrice di abbondanza e fertilità.
[Immagine:
http://www.dijon.fr/les-musees!0-35/musee-archeologique!1-38/la-deesse-sequana!2-250/]