Statua in pietra della dea Brigantia, ritrovata sul sito dell’antico
forte romano di Blatobulgium, che sorgeva presso l’odierna Birrens,
nella Scozia meridionale. Il reperto è databile tra il 120 e
il 180 d.C. e conservato presso il National Museum of Scotland di Edimburgo.
Brigantia era venerata dai Brigantes, una popolazione celtica stanziata
nell’Inghilterra settentrionale: entrambi i nomi traggono origine
da una radice che significa “alto, elevato”, con riferimento
alle alture su cui sorgevano gli stanziamenti. Ma il significato di
Brigantia è interpretato anche come “Colei che viene esaltata”.
Il nome della dea si ritrova nella denominazione di alcuni fiumi: ad
esempio il Braint nell’Anglesey e il Brent nel Middlesex, a far
segno dell’associazione della divinità femminile con l’acqua
e della sua funzione di portatrice di fertilità, che viene profusa
da sorgenti e pozzi sacri.
La dea Brigantia era probabilmente associata alla dea irlandese Brigit,
una divinità venerata in molte località differenti con
diverse varianti del suo nome. Era considerata figlia di Dagda, il “Dio
buono” della fertilità, e in alcuni testi viene descritta
come dea triplice o come un insieme di tre divinità, tre sorelle,
collegate rispettivamente con l’arte del fabbro, con la cura delle
malattie e con l’arte dei poeti-veggenti. Alcuni studiosi ritengono
che esistesse un sacerdozio esclusivamente femminile dedicato alla dea
e che i suoi santuari fossero preclusi agli uomini, ma le fonti sono
troppo scarse per avvalorare questa ipotesi. In periodo romano sembra
essere stata assimilata a Minerva, di cui assunse l’iconografia
con armi ed elmo da guerriero.
Il nome Brigit venne poi assunto da una santa cristiana, Brigit di Kildare
(Santa Brigida), morta probabilmente intorno al 525, sulla quale i dati
storici sono piuttosto inconsistenti e che sembrerebbe piuttosto una
versione cristianizzata della dea celtica. Di lei si diceva che sua
madre fosse una schiava cristiana e suo padre un re celtico pagano,
che fosse stata partorita all’alba, mentre sua madre era sulla
soglia della porta di casa (quindi né di giorno né di
notte, né dentro né fuori, in una zona di margine, di
confine). Intorno alla bambina appena nata si spargeva un alone luminoso.
Di lei si raccontavano episodi miracolosi: che avesse viaggiato indietro
nel tempo e nello spazio, per fare da levatrice durante la nascita di
Gesù, che si fosse tolta gli occhi dalle orbite, per rendersi
brutta ed evitare il matrimonio, per poi rimetterseli e riacquistare
la vista, e che utilizzasse i raggi del sole per stendere ad asciugare
il suo mantello. Anche il nome della sua città natale, Kildare,
presenta un doppio riferimento, essendo costituito da kil (“chiesa”)
e dar (“quercia”, albero sacro ai druidi), a significare
la sovrapposizione delle due tradizioni spirituali dell’Irlanda.
La figura della santa sembra così indissolubilmente fusa con
quella della dea pagana da esserne difficilmente distinguibile. La sua
festa, celebrata il 1 febbraio, coincideva con la cerimonia celtica
di Imbolc, la celebrazione dell’inizio della primavera.
[Immagine:
http://nms.scran.ac.uk/database/record.php?usi=000-100-037-663-C]