Statua della dea Epona in trono, risalente al 200 d.C. e conservata
presso il Museo Storico di Berna, Svizzera. Il nome celtico di Epona,
dea venerata in gran parte dell’Europa continentale, è
collegato al termine comune per indicare il cavallo (epos,
latino equus). L’iconografia infatti la raffigura spesso
in compagnia di questo animale. Il suo culto dovette essere in origine
riservato particolarmente ai guerrieri e, durante l’Impero, si
diffuse anche tra i militari romani, tanto che Epona è l’unica
dea celtica che sia stata introdotta a Roma e alla quale sia stato assegnato
un giorno festivo ufficiale, il 18 dicembre. Oltre al cavallo, gli attributi
associati alla dea sono: la patera (piatto per offerte), la cornucopia,
covoni e spighe di grano. Questi simboli si riferiscono alla sua funzione
di divinità promotrice della fertilità dei campi e dell’abbondanza
dei raccolti, nonché della fecondità degli animali, simbolizzata
dai cavalli che l’accompagnano. Tuttavia, Epona compare talvolta
accompagnata da altri animali, come il corvo e il cane, o con in mano
delle chiavi, che alludono ad un’altra sua funzione, tipica di
molte divinità della fertilità, quella di guardiana dell’ingresso
al regno dei morti. L’intreccio inestricabile tra la vita e la
morte, d’altra parte, compare anche nel simbolismo del cavallo.
Nel mondo celtico, infatti, questo animale era associato al sole, considerato
la fonte del potere fecondante che consente la crescita della vita sulla
terra, ma anche colui che ogni sera penetra nel mondo sotterraneo e
intraprende un viaggio che lo porta a percorrere il mondo dei morti.
In questo suo viaggio notturno, il sole riscaldava le acque sotterranee,
che scaturivano poi alla superficie come acque termali. La dea Epona
d'altronde esprimeva i suoi poteri anche attraverso le sorgenti calde.
Molti studiosi ritengono che non si debba vedere nel cavallo un attributo
teriomorfo della dea ma solo un animale accompagnatore o simbolico.
Tuttavia, la sua immagine richiama alla mente quella della greca Demetra
con testa di cavallo, venerata in una grotta in Arcadia e descritta
da Pausania (VIII, 42, 4), anch’essa una dea della terra, dei
raccolti e del mondo sotterraneo. In epoca cristiana, Tertulliano accusava
i pagani di venerare divinità sotto forma di animali e include
tra queste anche Epona: “totos asinos colitis et cum sua Epona,
et omnia jumenta et pecora et bestias [asini interi sono per voi oggetto
di adorazione, con la vostra Epona, e tutte le giumente, pecore e altre
bestie]” (Ad Nationes, I, 11).
[Immagine:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Epona.jpg]