Particolare di stele incisa di epoca vichinga (VIII secolo), ritrovata
nel 1844 a Tjängvide, Gotland, Svezia e attualmente esposta nel
Museo Storico Nazionale di Stoccolma. L’immagine mostra il dio
Odino mentre cavalca il suo cavallo a otto zampe, chiamato Sleipnir.
Odino (in norreno Óðinn, in antico tedesco Wotan) era il
dio principale della mitologia germanica e il suo nome sembra potersi
derivare dalla parola óðr (“attività
mentale ispirata”, “intelligenza”) e significare quindi
“l’Ispirato”, “Colui che sa” o “Colui
che è in stato di ebbrezza”. Questa parola è in
connessione, tramite la radice indoeuropea *-wat con il latino
vates e l’ antico irlandese fàith, significanti
entrambi “veggente” (Rowe 2005). Nella mitologia egli appare
il più potente degli Asi, la stirpe dominante degli dei, conoscitore
di incantesimi e depositario della conoscenza segreta, maestro nella
scrittura delle rune (alfabeto utilizzato dalle popolazioni germaniche),
patrono dei poeti, signore delle battaglie e dei guerrieri e sovrano
dei morti.
Le sue vicende mitiche lo vedono spesso alla ricerca di conoscenza e
di potere. Gran parte della saggezza di Odino gli deriva dal fatto di
aver potuto bere un sorso dalla sorgente custodita dal gigante Mimir.
In cambio di questo privilegio egli dovette tuttavia dare un occhio:
l’essere monocolo è simbolo del suo sapere sovrumano. Inoltre,
egli possiede due corvi, Huginn (“Pensiero”) e Muninn (“Memoria”),
che volano per il mondo e ogni mattina tornano a riferire al dio tutto
ciò che è avvenuto. Per ottenere la conoscenza delle rune,
Odino rimase appeso all’Albero del Mondo (Yggdrasil) per nove
giorni e nove notti, una prova che sembra una sorta di iniziazione sciamanica.
Ma il dio è soprattutto il guerriero per eccellenza, che combatteva
magicamente e si compiaceva delle battaglie. Odino era perciò
il dio del furore guerriero, come veniva detto da Adamo di Brema (autore
dell’XI secolo), “Wodan id est furor”. Egli
accoglieva i guerrieri caduti in battaglia nella sua grande sala, nel
mondo degli dei, il Valhöll (Valhalla).
Il cavallo di Odino, Sleipnir, con le sue otto zampe, era un animale
dalle doti magiche. Aveva infatti la capacità di viaggiare attraverso
il confine che separa il mondo dei vivi da quello dei morti: egli venne
infatti montato dal dio Hermóðr per recarsi dalla dea dei
morti Hel a richiedere che Baldr, il dio giovane e bellissimo che era
stato ucciso a causa della malefica astuzia di Loki, potesse ritornare
sulla terra. Odino, cavalcando il prodigioso destriero, si mostra quindi
quale signore dei morti: “Il fulcro della figura di Odino è
nel suo costante rapporto con il regno dei morti. Da quel luogo che
egli visita periodicamente ripetendo un itinerario iniziatico, il dio
trae ogni potere e abilità: dunque l’uomo che lo veneri
e a lui si consacri non dovrà temere né il sacrificio
né la morte” (Chiesa Isnardi 1991, p. 212).
[Immagine:
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Tj%C3%A4ngvide.jpg]