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Resti di un santuario gallo-romano dedicato al dio Mercurio (I sec. d.C.) nella foresta di Tannières, nel territorio del comune di Archettes, Lorena, Francia. In quel luogo sorgevano due templi dedicati a Mercurio, collocati fuori dai centri abitati, nei pressi dell’incrocio di due importanti vie di transito. In prossimità del santuario sgorgano numerose sorgenti, che per i Celti erano oggetto di particolare venerazione e che probabilmente sono all’origine della sacralità attribuita a quel luogo.
Dal momento che le testimonianze sulla religione dei Celti continentali appartengono per la maggior parte al periodo romano, bisogna riconoscere che quello che sappiamo sulla religione della Gallia passa per la maggior parte attraverso occhi romani e attraverso un’arte che si ispira a modelli greco-romani. A proposito dei Galli, Giulio Cesare riferisce che: “Fra gli dei essi veneravano sopra ogni altro Mercurio. Di lui vi sono molte statue; lo considerano come l’inventore di tutte le arti, come la guida lungo le strade e nei viaggi; essi gli ascrivono il più grande potere negli affari di denaro e di mercato” (Guerra gallica, VI, 17). Sono infatti numerose le raffigurazioni del dio, che viene rappresentato per lo più con gli attributi della divinità greco-romana, il caduceo (bastone con serpenti intrecciati), il petaso (cappello a larghe falde), alcuni animali che lo accompagnano, tra i quali il più frequente è il gallo. Si è pensato che il dio romano fosse stato attribuito al dio celtico Teutates, divinità protettrice della comunità, o a Esus, un dio dei boschi. È più probabile che, in conseguenza della romanizzazione, un certo numero di divinità celtiche locali siano state unificate sotto il nome e con gli attributi del dio Mercurio. Tuttavia, la figura divina celtica che più si avvicina ai caratteri del Mercurio gallo-romano è Lug, al quale era dedicata la città di Lugdunum, l’odierna Lione.
Nella tradizione irlandese, Lugh compare come uno dei personaggi delle fasi più antiche dell’epica. Egli combatté a fianco dei Tuatha Dé Danann (i “seguaci della dea Dana”), tra i quali era conosciuto come “Colui che possiede molte abilità” (Samildánach), un titolo molto simile a quello di “inventore di tutte le arti” (omnium inventorem artium) che Cesare attribuisce al Mercurio gallico. La sua destrezza in battaglia gli valse l’altro suo appellativo, di “Lugh dalla lunga mano” (lámhfhada). Egli rappresentava soprattutto il valore guerriero, ma anche le arti magiche. Prima della battaglia, Lugh incitava i guerrieri a combattere: su un solo piede, un occhio chiuso e l’altro aperto, girava intorno all’esercito intonando incantesimi (Agrati-Magini 1993, p. 63). Il dio era inoltre il modello divino della regalità sacra e compare, nel racconto Baile in Scáil (“La visione del fantasma”) come sovrano dell’oltretomba, assiso in trono e accompagnato da una dea, che ricorda Rosmerta, nella quale gli studiosi individuano la personificazione della sovranità sull’Irlanda (Mac Cana 1986).

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Immagine: http://www.panoramio.com/photo/56403223]