Mondo dei Morti

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Dipinto del pittore norvegese Peter Nicolai Arbo, realizzato nel 1872, intitolato “Åsgårdsreien” e attualmente esposto nella Galleria Nazionale (Nasjonalgalleriet) di Oslo.
Secondo la tradizione germanica, Odino accoglieva i guerrieri caduti in battaglia nella sua grande sala, Valhöll (Valhalla), “la sala dei prescelti”, dove costoro potevano godere di un trattamento sontuoso e di continue libagioni ed esercitazioni guerresche. Questa era probabilmente in origine una dimora sotterranea, che poi gradualmente venne trasferita in cielo, nel regno degli dei. Per raggiungerlo occorreva attraversare il ponte Bifröst, l’arcobaleno. I guerrieri di Odino, gli einherjar (“coloro che combattono da soli”), si scontravano tra loro quotidianamente, potevano nutrirsi con la carne di un gigantesco cinghiale, che dopo essere stato divorato ogni giorno ritornava in vita, e inebriarsi con l’idromele prodotto dalle mammelle di una grande capra. Questo esercito di guerrieri morti ricorda la descrizione fatta da Tacito dell’ “esercito di spettri” (feralis exercitus) degli Arii, che terrorizzava i nemici combattendo di notte. Tale schiera di morti, che vanno al seguito del loro sovrano e che possono manifestarsi ai vivi in determinati momenti dell’anno, è la nozione che sta alla base della credenza medievale nella Caccia Selvaggia.
Un tema simile si ritrova anche nella tradizione celtica. Nel Galles, il capo della Caccia Selvaggia era Gwynn ap Nudd, il re dei morti, che cavalcava su nubi tempestose, accompagnato dai suoi cani dalle orecchie rosse (Cwyn Annwn) e raccoglieva le anime dei morti recenti per trasportarle nell’Altro Mondo. Anche il Re Artù era reputato, in Scozia, cavalcare durante le tempeste con i componenti della Caccia Selvaggia, così come si potevano incontrare talvolta gli Sluagh (la “Folla dei Morti non perdonati”), spettri di coloro che erano morti senza aver ottenuto il perdono dei loro peccati e che pertanto non potevano trasferirsi nell’Altro Mondo: erano perciò costretti a vagare nelle tenebre, in una sorta di condizione intermedia tra questo mondo e l’altro.

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Immagine: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Aasgaardreien_peter_nicolai_arbo_mindre.jpg]