Piccolo pendente in argento che raffigura una Valchiria armata, risalente
al IX secolo circa e ritrovato nel 2012 presso Hårby, sull’isola
di Funen, Danimarca. Attualmente è esposto presso il Museo Nazionale
di Copenhagen.
Le Valchirie erano le dee che stabilivano il destino degli eroi nella
battaglia, letteralmente il loro nome significa “Coloro che scelgono
i caduti”, e pertanto dischiudono ai morti valorosi le porte del
Valhöll (Valhalla). In quanto epifanie del divino erano dette “bianche”
e “luminose” e talora apparivano in forma di cigno. Per
le loro qualità guerriere erano spesso raffigurate armate di
tutto punto e in sella a destrieri in grado di cavalcare nell’aria
e sull’acqua. Alcune di loro potevano divenire le protettrici
di un particolare eroe. Secondo Snorri, “Odino le invia a ogni
battaglia, scelgono tra gli uomini quelli destinati alla morte, concedono
la vittoria”. Esse inoltre “devono servire nella Valhöll,
portare le bevande, occuparsi delle portate e dei recipienti della birra”
(Gylfaginning, 36).
Anche nel mondo celtico si trovano numerose figure di dee guerriere,
come la dea Brigit, la irlandese Badb, la gallica Cathubodua e soprattutto
la Mórrígan, la dea della battaglia che poteva assumere
l’aspetto di vari animali e veniva concepita anche in triplice
forma. Nei racconti epici si trovano spesso figure di donne guerriere,
come la regina Medb del Connacht, che guida il suo esercito contro i
nemici, o l’eroina Scáthach (“Ombrosa” o “Tenebrosa”),
abitante dell’isola di Skye, al largo della Scozia, che da lei
prende il nome, la quale conosceva i segreti per trasformare i guerrieri
in eroi e che ebbe tra i suoi allievi anche il grande eroe Cú
Chulainn.
[Image: http://www.thehistoryblog.com/archives/23915]