Illustrazione di Lorenz Frølich, tratta dal volume di Karl Gjellerup
Den ældre Eddas Gudesange, pubblicato a Copenhagen nel
1895, che raffigura due nani della mitologia nordica.
I Nani (Dvergar, da cui discende l’inglese Dwarfs) sono nati come
vermi dalla carne del gigante Ymir, ucciso da Odino e dai suoi fratelli
alle origini del mondo. “I nani dapprima s’erano formati
e avevano avuto vita nella carne di Ymir, ed erano realmente vermi,
ma per decreto degli dei, ricevettero intelletto consapevole ed ebbero
figura umana e tuttavia abitarono sotto terra e fra le rupi” (Snorri,
Gylfaginning, 14). Essi rappresentavano forze benefiche della
natura, che vivevano sotto le pietre e nel sottosuolo, connessi pertanto
con il mondo sotterraneo e quindi con i morti. Erano considerati abili
artigiani, specialmente nell’arte della lavorazione dei metalli,
saggi e astuti, spesso burloni, custodi di favolosi tesori. La maggior
parte degli oggetti magici e preziosi in possesso degli dei erano stati
forgiati dai Nani. Anche l’idromele, la bevanda della saggezza
e dell’ispirazione poetica, era stata creata da due di questi
esseri. Essi erano inoltre in grado di assumere diverse sembianze e
di rendersi invisibili. Quattro di loro, Nordri, Sudri, Austri e Vestri
(da cui provengono i nomi delle direzioni cardinali che ancora si utilizzano
nella maggior parte delle lingue europee) erano posti ai quatto angoli
del mondo per reggere la volta del cielo.
Nel mondo celtico figure in qualche modo analoghe ai nani sono quelle
che vengono chiamate genericamente fairies (“folletti”),
un termine che non è celtico ma deriva dal latino fatae,
le dee del destino, e che finì per indicare quegli esseri che
la mitologia celtica affermava essere gli antichi dèi primordiali,
i Tuatha Dé Danann, che si erano trasformati divenendo invisibili
e nascondendosi entro la terra. Sono descritti come di piccole dimensioni,
abitanti in regioni marginali, come i laghi, le paludi, i boschi o i
tumuli di terra costruiti dai popoli preistorici. Sono ritenuti immortali,
ma si tratta piuttosto di un diverso tipo di scorrimento temporale che
caratterizza il mondo dei folletti distinguendolo da quello degli umani.
Anch’essi sono connessi con il mondo dei morti e, per varie loro
caratteristiche, tra cui quella di rapire occasionalmente degli esseri
umani e trasportarli nel loro mondo, sono spesso difficilmente distinguibili
dai morti stessi.
[Immagine:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Two_V%C3%B6lusp%C3%A1_ Dwarves_by_Fr%C3%B8lich.jpg]