Rilievo su lastra in argento del dio Cernunnos, particolare del Calderone
di Gundestrup, un bacile risalente al II secolo d.C., ritrovato nel
1891 in una torbiera nello Jutland, Danimarca settentrionale, attualmente
conservato presso il Museo Nazionale Danese di Copenhagen. Il manufatto
è costituito da tredici pannelli a rilievo, con raffigurazioni
di divinità celtiche e di atti di culto.
Cernunnos è una divinità celtica, raffigurata come una
figura umana con corna di cervo, di cui si conosce il nome grazie all’iscrizione
ritrovata sul Pilastro dei Nautes, un monumento votivo eretto a cura
della comunità dei battellieri di Lutezia (l’antica Parigi)
nel I sec. d.C. L’immagine sul bacile danese lo rappresenta circondato
da vari animali selvatici, a testimonianza del suo ruolo di divinità
delle foreste, signore degli animali, del bestiame e anche della fauna
marina (è infatti presente un pesce cavalcato da un personaggio
umano). Nella mano destra tiene un torque, un collare ritorto in metallo,
ornamento tipico dei Celti, che porta anche intorno al collo, probabile
simbolo di ricchezza. Nell’altra mano il dio regge un lungo serpente
con le corna di ariete, uno strano ibrido di rettile e quadrupede attributo
tipico di questa divinità, che probabilmente allude al mondo
sotterraneo (il serpente) considerato come fonte di abbondanza, di ricchezza
e di fertilità (l’ariete). Il dio era ritenuto presumibilmente
signore sia degli animali selvatici sia di quelli domestici e portatore
di abbondanza. Le corna di cervo sembrano ricondurre tanto alla forza
combattiva quanto alla potenza sessuale dell’animale, e simbolizzare
il ciclo stagionale di morte e rinascita della natura. Anche i palchi
di corna infatti sono assoggettati al rinnovamento annuale: essi cadono
e ricrescono ogni anno durante l’estate.
Probabilmente, un erede di questa divinità dei boschi è
la figura folklorica di Herne il cacciatore - impiccatosi a un albero
di quercia e da allora costretto a vagare, in forma di spirito con corna
di cervo, nella foresta in cui si era ucciso - il quale fa la sua comparsa
nelle Allegre comari di Windsor di Shakespeare. “È
antica leggenda che Herne il cacciatore, un tempo guardiacaccia nella
selva di Windsor, quand’è inverno, sulla mezzanotte, con
due enormi corna in testa, si aggira intorno a una quercia. La sua apparizione
fa disseccare le piante, porta infermità al bestiame, e tramuta
in sangue il latte delle vacche” (Atto IV, scena IV). Evidentemente,
con il processo di cristianizzazione si è verificata una demonizzazione
di questa figura, che da portatore di abbondanza e fertilità
è divenuto malevolo fautore di malattie e sterilità.
[Immagine:
http://paganlayman.wordpress.com/2013/04/08/gundestrup-cauldron/]