Statua
in marmo di Iside (II secolo d.C.) proveniente dalla collezione Farnese
e conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
L’identificazione di Iside con Demetra e Persefone determinò
lo sviluppo del suo culto in Occidente su imitazione dei Misteri di
Eleusi, in cui gli adepti si sottoponevano a una forma di iniziazione
che avrebbe garantito loro la salvezza in un mondo ultraterreno. I culti
misterici divennero molto popolari nei primi secoli dopo Cristo e attiravano
fedeli di ogni estrazione sociale. Apuleio nel II secolo a.C. descrive,
nella sua opera le Metamorfosi, la dea Iside come Regina del cielo (Regina
caeli) e la identifica sia con Demetra (Cerere) sia con Persefone (Proserpina).
La dea inoltre si presenta come “madre della natura, signora di
tutti gli elementi, l’origine prima dei tempi, la più grande
tra gli dei, la regina dei morti, la signora dei celesti, l’immagine
unificante di tutti gli dei e le dee” (Apuleio, XI, 5).
Nei papiri a contenuto magico, scritti in greco e in copto, dei primi
secoli dopo Cristo, compare un aspetto più tenebroso e notturno
di Iside. La dea viene invocata come signora del potere magico, inventrice
di filtri, conoscitrice delle erbe e in possesso del potere di guarigione.
Viene identificata con Selene (la Luna), ma anche con la Terra, in quanto
dea della fertilità, della primavera e del terreno fecondato
dall’acqua del Nilo. Per questo veniva spesso raffigurata con
in mano il corno dell’abbondanza. D’altra parte l’identificazione
con la Terra e la sua antica associazione con Osiride le meritarono
l’attributo di potenza ctonia legata al “popolo dei morti”
(Tardieu, 1981). Queste caratteristiche di Iside contribuirono probabilmente
all’elaborazione delle figure di divinità femminili notturne
che compaiono nelle tradizioni medievali che sono all’origine
di quello che gli inquisitori chiameranno il “sabba delle streghe”
(Ginzburg, 1989).
[Immagine:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Fortuna_Isis_MAN_Napoli_Inv6368.jpg]