Statua della dea-leonessa Sekhmet, assisa in trono, dal recinto sacro
alla dea Mut, facente parte del complesso templare di Karnak (Nuovo
Regno, circa 1370 a.C.). La dea Sekhmet era solitamente rappresentata
con testa di leone e corpo da donna, era chiamata “la Potente”
soprattutto per il suo lato feroce e temibile. Era infatti considerata
“l’occhio distruttivo” del dio solare Ra, il quale
inviò la dea Hathor a distruggere l’umanità. In
questo ruolo la dea Hathor si trasformò in Sekhmet e l’umanità
intera rischiò di cadere vittima della sua furia incontrollabile.
Soltanto un intervento degli dei potè fermare il bagno di sangue
e salvare il resto dell’umanità. Dalla sua bocca potevano
scaturire vampe di fuoco, tanto che il vento caldo del deserto era chiamato
“il soffio di Sekhmet”. Era considerata responsabile della
diffusione di epidemie, ma al tempo stesso si pensava che potesse allontanare
e distruggere le malattie divenendo una divinità guaritrice.
Nel Delta Sekhmet veniva assimilata alla dea-gatto Bastet, mentre a
Tebe venne identificata con Mut, moglie del dio supremo Amon, il che
spiega la massiccia presenza di raffigurazioni di Sekhmet nel complesso
cerimoniale di Karnak.
[Immagine:
http://library.artstor.org/library/]