Figura in alto:
Rhyton in terracotta, recipiente utilizzato per offrire bevande agli
dei, a forma di testa di toro, proveniente da una tomba di Karpathos
e databile al periodo miceneo (1300-1200 a.C.), conservato presso il
British Museum. Fin dal periodo minoico (dal 3000 al 1500 a.C.) a Creta
il toro è uno dei simboli più importanti e frequentemente
raffigurati nell’arte e nell’architettura. L’animale
rappresentava probabilmente la potenza sessuale e generatrice: le corna
del toro erano infatti presenti in diversi punti del Palazzo di Cnosso,
il centro principale della civiltà minoica. Non è quindi
un caso se nella mitologia greca le varie figure di tori riconducono
spesso all’isola di Creta: infatti il toro, in cui si tramuta
Zeus per rapire Europa, trasporta la fanciulla attraverso il mare fino
a Creta, dove essa darà alla luce il futuro sovrano Minosse.
La moglie di quest’ultimo, la figlia del Sole Pasifae, si invaghirà
di un meraviglioso toro che il marito aveva ricevuto in dono da Poseidone,
dio del mare, con cui genererà il Minotauro, essere ibrido dal
corpo umano e dalla testa taurina. Lo stesso toro cretese verrà
catturato da Eracle nel corso di una delle sue dodici fatiche. La lotta
dell’eroe con il toro, o con un uomo toro, è un motivo
mitologico che risale ad una remota antichità e si ritrova già
nella civiltà mesopotamica. Inoltre il sacrificio del toro era
il più gradito agli dei e nell’Iliade (II, 402 seg.) si
descrive dettagliatamente il sacrificio di un toro a Zeus celebrato
da Agamennone, il “principe di tutti gli Achei”.
[Immagine:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bull-rhyton_BM_A971.jpg]
Figura in basso:
Rhyton in terracotta (recipiente per libazioni) a forma di testa di
vacca, databile al 460 a.C. e conservato presso il Metropolitan Museum
of Art di New York. In tutto il bacino del Mediterraneo la vacca accompagna
soprattutto le divinità femminili, spesso associate alla luna,
e simboleggia la fertilità e il nutrimento offerto dalla madre
terra. Nella mitologia la vacca è associata in primo luogo alla
figura di Era, moglie di Zeus, che in Omero viene chiamata con l’appellativo
di “dea dagli occhi bovini” (Iliade, IV, 50). Alcuni
studiosi interpretano questa definizione come un semplice riferimento
ai grandi occhi della dea, ma essa potrebbe suggerire un antico legame
di Era con l’animale.
[Immagine:
http://marinni.dreamwidth.org/427093.html]