Figura in alto:
Oinochoe, brocca per il vino in terracotta a forma di piccola
botte, proveniente da Vulci, in territorio etrusco, risalente al 725-700
a.C. e conservata al Metropolitan Museum of Art di New York. L’artista
etrusco di quest’opera è stato fortemente influenzato dall’arte
ceramica greca e riprende un motivo iconografico che proviene dal Vicino
Oriente: quello dell’albero della vita affiancato da due capre.
La capra è un animale frequentemente menzionato nei racconti
mitologici come simbolo di fecondità e di energia sessuale; inoltre
capre e capretti erano gli animali più frequentemente offerti
in sacrificio agli dei. I capretti erano spesso scelti come vittime
anche nei riti misterici, in particolare in quelli di Dioniso, al quale
erano sacrificati dalle seguaci del dio, le Menadi, vestite con pelli
di capro.
[Immagine:
http://www.metmuseum.org/collection/the-collection-online/search/255548]
Figura in basso:
Rhyton (recipiente per libazioni) a figure rosse con protome animale,
del IV secolo a.C., conservato a Milano presso le Civiche Raccolte Archeologiche
e Numismatiche. In molti racconti mitologici la capra ricopre il ruolo
di nutrice di dei ed eroi abbandonati al loro destino in regioni selvagge
e disabitate. Oltre alla capra Amaltea nutrice di Zeus infante, il mito
ricorda anche le capre che allattarono il dio frigio Attis e l’uccisore
di Agamennone, Egisto, il cui nome contiene un riferimento alla capra
(in greco aix). In Grecia, infatti, fin dalle epoche più antiche,
la capra è un attributo frequente delle divinità della
caccia (come Artemide), le quali riprendono probabilmente i loro attributi
dalle Signore degli Animali del Vicino Oriente.
[Immagine:
http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=996&lang=it&complete]