Cicli Stagionali

Back



Le Antesterie e le Dionisie

Pittura su coppa attica risalente al 480 a.C. e conservata presso i Musei Statali (Staatliche Museen) di Berlino. Al centro della scena una rappresentazione cultuale di Dioniso posta su di un pilastro da cui emergono rami frondosi. Intorno al simulacro che presentifica la divinità si vede un gruppo di menadi nell’atto di danzare e di suonare il flauto intorno all’altare dedicato al dio. Nell’iconografia dei culti dionisiaci spesso il dio viene personificato attraverso una semplice maschera appesa ad un palo o ad un pilastro, fenomeno unico tra le divinità elleniche.
A Dioniso erano dedicate numerose festività nel corso dell’anno e in particolare le Antesterie, che si svolgevano in primavera, nel mese di Antesterione (febbraio-marzo) per celebrare il vino nuovo, ma anche il rifiorire della vegetazione. Le cerimonie duravano tre giorni. Nel primo si aprivano le giare del vino dell’anno precedente depositate presso il santuario di Dioniso Limnaios (“delle paludi”) che si trovava al di fuori dell’area cittadina: l’ebbrezza provocata dal vino e l’abbandono delle gerarchie e delle distinzioni sociali costituivano il tratto caratteristico del giorno di festa, al quale si affiancava però anche un motivo di maggior inquietudine legato alla credenza nel ritorno imminente dei morti. Nel secondo giorno si svolgeva una processione che portava un simulacro di Dioniso su di un carro a forma di nave, seguita da celebranti che indossavano costumi da Satiro e suonavano i flauti. Il corteo era diretto all’abitazione dell’Arconte Basileus, il magistrato che aveva la funzione di sovrintendere all’organizzazione dei riti religiosi. Qui il dio si univa con la consorte del Basileus in un “matrimonio sacro” (Hieros gamos ), un rito notturno al quale assisteva soltanto un gruppo di sacerdotesse. Il terzo giorno era dedicato a cerimonie in onore di Ermes, in qualità di divinità sotterranea legata al mondo dei morti. A questi ultimi venivano offerti cibi confezionati con cereali e miele, che dovevano essere consumati prima del cader della notte, quando, terminata la festa, si invitavano i morti ad allontanarsi definitivamente. Il rapporto tra coloro che abitavano il mondo sotterraneo e la rinascita primaverile, tra i vivi e i morti, è legato al principio di fertilità che appartiene, paradossalmente, a questi ultimi. Come afferma Eliade: “I morti e le potenze dell’oltretomba governano la fertilità e le ricchezze, e ne sono i dispensatori” , riprendendo le parole di un trattato ippocratico secondo il quale “dai morti ci vengono nutri mento, crescita e germe”. Lo stesso Dioniso appare al tempo stesso come dio della fertilità e della morte. Eraclito (fr. 15) affermava già che “Ade e Dioniso […] sono un’unica e medesima persona” (Eliade, 1979, p.393).

In dicembre-gennaio si svolgevano le Piccole Dionisie o Dionisie Rurali, feste sfrenate e vivaci che si celebravano nelle campagne. Queste avevano una continuazione il mese successivo (gennaio-febbraio), con le Lenee, anch’esse in onore di Dioniso, durante le quali avevano luogo sfilate di carri accompagnate da scherzi e motti licenziosi in cui le protagoniste erano le Lenai (termine analogo a Baccanti o Menadi), le donne che partecipando al corteo venivano possedute dal dio. Nel mese di Elafebolione (marzo-aprile) si svolgevano le Grandi Dionisie, che per gli Ateniesi costituivano la festa più importante dopo le Panatenee. In questa occasione il simulacro di Dioniso veniva portato in processione, su un carro a forma di nave, partendo dal suo santuario nelle paludi fino al Leneo, recinto in cui si trovava il più antico tempio di Dioniso “col torchio”. La processione si svolgeva di notte, alla luce delle fiaccole ed era accompagnata da canti e danze sfrenate. L’effigie del dio era poi trasferita sull’altare nel teatro, dove si svolgevano gare di danza, di musica e di poesia, nonchè spettacoli teatrali.

[
Immagine: http://library.artstor.org/library/]