Simboli Femminili

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Figura a sinistra:

Statua in bronzo di Afrodite databile al 200 – 150 a.C. esposta presso il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, California. L’opera illustra la dea Afrodite che regge in mano una mela: il riferimento mitologico è all’episodio in cui al giovane Paride venne chiesto di esprimere un giudizio su quale dea fosse la più bella tra Era, Afrodite e Atena. Secondo la leggenda, mentre Peleo e Teti (i genitori di Achille) celebravano il loro matrimonio, intervenne improvvisamente la dea Eris (la Discordia), l’unica a non essere stata invitata. Costei gettò tra gli dei, con gesto iroso, una mela che recava la scritta “alla più bella”, suscitando la competizione tra le tre dee. La scelta di Paride cadde su Afrodite, poiché la dea gli aveva promesso in cambio l’amore di Elena, la donna più bella del mondo. Questa vicenda costituisce la premessa della lunga epopea della guerra di Troia, la spedizione condotta dai Greci per restituire Elena, fuggita con Paride a Troia, al suo legittimo sposo, il re di Sparta Menelao. Si evidenzia così il particolare legame di Afrodite, dea dell’eros, con la guerra: infatti tra le rare avventure amorose attribuite alla dea la più famosa fu la sua relazione con Ares, il dio della guerra, mentre il suo sposo era Efesto, il dio fabbro. A conferma di questa connessione con la guerra si possono menzionare le rappresentazioni di un’ Afrodite armata di cui si ha notizia per alcune località del mondo ellenico. Se Afrodite è la dea che suscita l’eros in ogni sua forma (eterosessuale e omosessuale) e in ogni contesto (tra sposi e tra amanti) è anche una dea contigua al mondo legato alla morte. Accordandosi infatti con Persefone, signora del mondo dei morti, ottiene di poter spartire con lei l’amore del bellissimo Adone. Per una parte dell’anno egli avrebbe dovuto trascorrere il suo tempo con Afrodite mentre l’altra parte l’avrebbe dedicata a Persefone. Questi racconti mettono in evidenza il profondo intreccio e l’insopprimibile complementarità che i Greci intravedevano tra la forza vitale, il potere generativo e la morte. Tale collegamento è ulteriormente confermato dal culto di Afrodite attestato a Delfi, il luogo ove sorgeva il grande tempio di Apollo, con l’epiteto di Afrodite Epitymbia (“Che sta sopra le tombe”): presso la sua statua si celebravano cerimonie nel corso delle quali si evocavano le anime dei defunti (Cassola, 1994, p.234).

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Immagine: http://gwenminor.com/?tag=getty-villa]

Figura a destra:

Pietra aniconica proveniente dal tempio di Afrodite a Paphos ed esposta al Museo adiacente, ospitato nell’antico Palazzo dei Lusignano. Secondo la tradizione la dea Afrodite nacque dalla schiuma del mare sulla costa dell’Isola di Cipro e, in quest’isola, a Paphos sorgeva uno dei più importanti centri del suo culto. Qui la dea era venerata sotto le forme di un blocco di pietra di colore nero, probabilmente fin da una remota antichità. A partire dal periodo neolitico, infatti, ai megaliti veniva attribuito un valore sacrale in quanto simboli/manifestazioni di fecondità e punti di contatto con il mondo dei morti.

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Immagine: http://www.megalithic.co.uk/article.php?sid=16715]