Statua di Artemide Efesia, risalente al II secolo d.C. e conservata
presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La scultura è
una copia dell’immagine di culto che si trovava nel tempio di
Efeso dedicato ad Artemide, e raffigura la dea con una molteplicità
di mammelle che testimoniano il suo potere generativo e fecondatore.
Il profondo legame della dea con il mondo animale - evidenziato in Asia
Minore fin dal Neolitico nelle raffigurazioni della Grande Dea Madre
– si manifesta nelle numerose immagini di animali cosparse sul
corpo della statua. È probabile infatti che l’Artemide
Efesia fosse in origine una dea diversa da quella venerata in Grecia,
una divinità asiatica, legata alla fecondità e alla terra,
erede delle dee femminili della preistoria. I Greci giunti sulla costa
dell’Asia Minore identificarono quest’antica dea con Artemide
ed edificarono in suo onore, nella città di Efeso, il grande
santuario dell’Artemision che era ancora molto popolare ai tempi
della predicazione dell’apostolo Paolo. Il volto nero della dea
potrebbe rappresentare il colore della terra feconda oppure riferirsi
all’oscurità del mondo sotterraneo, entrambi aspetti ricollegabili
alla fecondità delle forze naturali.
[Immagine:
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