Figura a sinistra:
Testa in marmo del Ciclope Polifemo proveniente dall’Isola di
Thasos, risalente al II secolo a.C. e conservata presso il Museum of
Fine Arts di Boston. Secondo Esiodo i Ciclopi erano figli di Urano e
di Gea, come i Titani, ma vennero relegati da Crono nel Tartaro e, successivamente,
liberati da Zeus (Teogonia, 139-146). Furono loro infatti a
fornire al signore degli dei la sua arma principale, il fulmine, con
la quale egli sconfisse i Titani. Essi erano simili agli dei, però
avevano un solo occhio in mezzo alla fronte, da cui derivano il loro
nome di kyklopes, propriamente “esseri con gli occhi
rotondi”.
[Immagine:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Polyphemos-MuseumOfFineArtsBoston-March25-07.png]
Figura a destra:
Affresco della Villa romana del Casale, presso Piazza Armerina, Sicilia
e risalente al IV secolo d.C. La scena si riferisce all’incontro
di Odisseo con il Ciclope Polifemo, descritto nel IX canto dell’Odissea.
Secondo il testo omerico i Ciclopi “non piantano pianta di loro
mano, non arano, ma inseminato e inarato là tutto nasce”.
Tali creature “non hanno assemblea di consiglio, né leggi,
ma degli eccelsi monti vivono sopra le cime, in grotte profonde”
(Odissea, IX, 108-115). Polifemo, secondo la tradizione omerica,
era figlio di Poseidone, dio del mare, e il suo accecamento da parte
di Odisseo scatenò le ire paterne che causarono all’eroe
innumerevoli traversie. Il Ciclope viene descritto come un mostro gigante,
che conduce una vita solitaria “selvaggio, ignaro di giustizia
e di leggi”, e che ha eletto a sua dimora una grotta, dove vive
circondato da capre e pecore, da cui trae il latte con il quale produce
formaggi. Il gigante possiede il tratto del cannibalismo e divora alcuni
compagni di Odisseo intrappolati nella sua grotta (Odissea,
IX, 181-494). Le caratteristiche attribuite a Polifemo (dimensioni superiori
a quella umana, forza prodigiosa, abitudini solitarie, mancanza di regole
sociali, montagne e grotte come luoghi di dimora, contiguità
con gli animali da pascolo, conoscenza del segreto della produzione
casearia, connessioni con il mondo sotterraneo, elementi ferini nel
comportamento tra i quali il cannibalismo) si ritroveranno nella figura
dell’uomo selvatico presente nel folklore europeo per tutto il
Medioevo fino ai Carnevali contemporanei.
[Immagine:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Villa_Del_Casale_Vestibolo_ Di_Polifemo_room_44.jpg]