Pittura a figure rosse su vaso di produzione attica, ritrovato a Vulci,
risalente al 480-470 a.C. ed esposto al British Museum. La figura ritrae
l’incontro di Odisseo con le Sirene, come descritto nel canto
XII dell’Odissea. Creature leggendarie abitatrici del mare, in
grado di ammaliare con il loro canto chiunque le udisse, provocavano
la morte dei marinai che si avvicinavano alla loro isola, che Omero
colloca nelle vicinanze di Scilla e Cariddi. Per sfuggire alla fatale
seduzione della voce delle Sirene, Odisseo avvisato da Circe, dopo aver
messo della cera nelle orecchie dei marinai, si fece legare all’albero
della nave su cui viaggiava con i compagni. Nella pittura greca le Sirene
sono spesso raffigurate come uccelli con la testa di donna, ma qualche
volta anche con la testa barbata. Non sempre è facile distinguere
nell’iconografia le Sirene dalle Arpie; queste ultime erano forse
in origine divinità del vento in tempesta, raffigurate come esseri
femminili alati che rapivano gli uomini e li trascinavano in luoghi
ignoti o nell’oltretomba. Anche le Sirene erano collegate, secondo
alcune tradizioni, al mondo dei morti: loro compito sembra fosse quello
di affascinare con il loro canto le anime dei defunti e introdurle nel
regno di Persefone.
[Immagine:
http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details/
collection_image_gallery.aspx?assetId=7497&objectId=399666&partId=1]