Pittura a figure nere su anfora risalente al 540-530 a. C. e conservata
presso lo Staatliche Antikensammlungen di Monaco, Germania. La figura
al centro rappresenta Io trasformata in mucca. Figlia del re di Argo
e sacerdotessa di Era, Io fu amata da Zeus e successivamente trasformata
in giovenca dall’ira della dea a cui si era consacrata. Era pose
la giovane sotto la sorveglianza di Argo dai cento occhi, che venne
poi ucciso da Ermes per ordine di Zeus, che poté così
riunirsi alla sua amante. L’implacabile Era perseguitò
allora Io con le punture di un tafano che la costrinsero a vagare, inseguita
dall’insetto, finché giunse in Egitto dove finalmente poté
riacquistare le sue fattezze originarie. Qui la fanciulla dette alla
luce un figlio: Epafo. Questo era il nome con il quale i Greci chiamavano
il dio egizio Apis, rappresentato sotto forma di toro, mentre la stessa
Io veniva identificata con la dea egizia Iside, spesso raffigurata con
corna bovine sul capo. Si può avanzare l’ipotesi che anche
questo mito costituisse una sorta di prototipo dell’azione rituale
che si svolgeva presso il santuario di Era ad Argo, dea che viene spesso
chiamata con l’epiteto di Boopis, “dagli occhi bovini”
(Iliade, I, 551) . Qui una o più fanciulle scelte trascorrevano
un periodo di reclusione iniziatica nel tempio prima dell’età
matrimoniale. Durante questo tempo le fanciulle venivano assimilate
a delle mucche bianche, animali sacri alla dea, e mostravano un comportamento
anormale, “folle” prodotto dal contatto con la divinità.
Il periodo del passaggio veniva concepito come un tempo di pericolo,
rappresentato nel racconto dal motivo dell' “ira della dea”
(Dowden, 1989).
[Immagine:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Hermes_Io_Argos_Staatliche_Antikensammlungen_585.jpg]