Rilievo in marmo, opera di un laboratorio neo-attico e risalente al
periodo imperiale romano, ritrovato nel Settecento nei pressi di Napoli
e successivamente depositato presso i Musei Vaticani. L’opera
raffigura due Menadi, seguaci di Dioniso, affiancate da un toro che
molto probabilmente è una delle tante manifestazioni del dio
stesso. Dioniso spesso viene chiamato con l’appellativo di Eiraphiótes,
termine dal significato non chiaro. Sembra tuttavia che esso si riferisca
a una forma animale del dio e viene collegato a una radice indoeuropea
comune al sanscrito Rsabhá (“toro”), assumendo
quindi il significato di “dio che si rivela in aspetto di toro”
(Chantraine, 1968, p.323; Cassola, 1994, p.463-64).Caratteristica peculiare
di Dioniso è il suo polimorfismo, ossia il presentarsi sotto
molteplici aspetti. Viene infatti raffigurato talora come bambino, come
giovane adolescente, come adulto barbato e dotato della capacità
di trasformarsi sotto forma di vari animali. Un inno omerico a Dioniso
racconta come il dio, in forma di giovane adolescente, sia stato rapito
da una nave di pirati tirreni. Durante la navigazione Dioniso fa crescere
tralci di vite sull’albero della nave e si trasforma in un temibile
leone, facendo fuggire terrorizzati i pirati che si tuffano nelle acque
e sono trasformati in delfini.
[Immagine:
http://www.crystalinks.com/bacchus.html]