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MOSTRI ACQUATICI |
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Fiumi, laghi, corsi d’acqua erano popolati secondo i Nativi americani da grandi serpenti acquatici, che spesso si presentavano con il capo sovrastato da un paio di corna. I Lakota chiamavano questi esseri acquatici Hunktehi e li descrivevano talvolta come enormi serpenti, talaltra come grandi animali, simili a grossi quadrupedi dotati di coda e corna. Nell’aspetto di serpenti cornuti, questi esseri erano più comunemente chiamati con il termine di Mini watu, ma sembra che le due categorie fossero strettamente affini e in qualche misura intercambiabili. Entrambi si trovavano in eterna lotta con gli Spiriti del Tuono, come accadeva nella cosmologia dei popoli algonchini delle Foreste Orientali. L’intrinseca pericolosità di questi esseri era garantita dal loro stesso nome: unktehi significa infatti letteralmente “colui che uccide” (Walker 1980: 72). Essi erano infatti continuamente all’erta nelle profondità delle acque, in attesa di catturare chi si fosse imprudentemente avvicinato troppo al luogo in cui si nascondevano. Coloro che venivano afferrati dai mostri acquatici erano trascinati nelle profondità e trasformati a loro volta in esseri acquatici.
D’altra parte queste entità erano considerate come esseri soprannaturali e dotati di potere, ai quali si dedicavano offerte e cerimonie rituali. Essi sembrano sfuggire all’ordine instaurato nel mondo, in senso sia cronologico che spaziale. Cronologicamente, essi precedono l’instaurazione dell’ordine cosmico e sono identificabili con le acque primordiali che ricoprivano il mondo prima della formazione della terra emersa. Spazialmente, essi si situano ai margini del mondo conoscibile, delimitando gli estremi confini della terra e le regioni più selvagge e marginali, le acque profonde o le caverne nelle montagne (Comba 1999: p. 198-201).
Tra gli Ojibwa, il termine Mishebeshu significa letteralmente “grande lince” e veniva impiegato per designare un insieme di esseri mostruosi che popolavano le acque, alcuni dall’aspetto di grandi felini acquatici, mentre talora apparivano come serpenti cornuti o come esseri che univano le caratteristiche di entrambi (Smith 1995: p. 97-98). Sono questi esseri che nell’epopea mitologica dell’eroe culturale, conosciuta da gran parte dei popoli algonchini, finiscono per causare la morte del Lupo, il fratello adottivo del protagonista, innescando così la sua vendetta, che a sua volta determina lo scatenarsi del diluvio provocato dagli esseri acquatici. L’eroe sopravvissuto provvederà alla nascita di una nuova terra, inviando alcuni animali a pescare sul fondo una manciata di fango, con la quale formare il primo nucleo della superficie terrestre. Secondo la versione dei Menomini, gli dei celesti e i mostri sotterranei decidono di costruire insieme una capanna sacra, la capanna del Midewiwin, la grande cerimonia sciamanica dei popoli algonchini. Grazie all’intervento della Lontra, l’eroe culturale viene convinto a partecipare al rituale, che sarà così trasmesso da lui all’umanità futura (Michelson 1911). Tramite il rituale, le potenze del mondo superiore e quelle del mondo inferiore vengono congiunte e conciliate. Iil cosmo ritrova così un equilibrio collocando gli esseri umani al centro di due campi di forze, opposti e antagonisti, da entrambi i quali potrà ottenere benefici e potere.
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