Le culture delle Pianure, come in gran parte del continente americano, distinguevano generalmente due principali periodi stagionali, un periodo invernale e uno estivo, segnalati da una serie di indicatori climatici e ambientali che variavano da una regione all’altra e da un gruppo all’altro. Così, tra i Blackfoot, secondo Wissler, tradizionalmente l’anno terminava con l’inverno ed era suddiviso in due stagioni: estiva e invernale, ciascuna delle quali era composta da un certo numero di cicli lunari (Wissler 1911). Anche tra i Crow, Lowie riscontra una divisione dell’anno in due stagioni: una che va dall’inizio della primavera alla caduta della prima neve, e l’altra dalla prima nevicata fino allo scioglimento del ghiaccio, che preannunciava la nuova primavera (Lowie 1912).
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Pelle di cervo dipinta, appartenente ad un antico involto sacro dei Pawnee, che raffigura il cielo stellato nel quale si riconoscono numerose costellazioni, tra le quali le Pleiadi che servivano come indicatore stagionale per i lavori agricoli (Field Museum of Natural History, Chicago) |
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Il trascorrere del tempo, il movimento delle stagioni e l’incessante trasformazione dell’universo erano accompagnati tra i popoli delle Grandi Pianure da una serie di cerimonie rituali, che contrassegnavano i vari momenti salienti in questo percorso attraverso il tempo e lo spazio. È probabile che, con la distruzione del sistema socio-economico tradizionale e con l’istituzione delle riserve, anche la memoria di un sistema cerimoniale antico di millenni si sia rapidamente disgregata e offuscata. Rimangono tuttavia molte significative indicazioni. I Blackfoot e i Lakota hanno conservato l’idea di un cosmo in cui i cicli del mondo celeste e i ritmi del mondo umano erano strettamente intrecciati e correlati. Il ciclo cerimoniale dei Blackfoot comprendeva quattro importanti tappe stagionali: il primo tuono della primavera apriva le cerimonie niinaimsskahkoyinnimaan (le Pipe Sacre o Pipe della Medicina); in estate veniva la Danza del Sole (aakokatssin, il “cerchio dell’accampamento”), quando i frutti del saskatoon, un arbusto chiamato anche service berry (Amelanchier alnifolia), erano maturi; il rito chiamato “Tutto Fumo” (kanotsisissin) si svolgeva in pieno inverno, quando le notti erano più lunghe, intorno al solstizio; infine, quando il ghiaccio cominciava a rompersi sui corsi d’acqua preannunciando l’arrivo della primavera, si eseguiva il rito dell’Involto Sacro del Castoro (ksisskstakyomopisstaan). “Queste cerimonie rappresentano la consapevolezza collettiva dei siksikaitsitapi [Blackfoot], che li pone al centro del loro universo. Nel corso di queste cerimonie noi riconosciamo e rendiamo grazie alle nostre alleanze per un altro ciclo. Noi chiediamo loro continua protezione, prosperità, lunga vita, crescita e forza” (Bastien 2004: 113).
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Capanna per la Danza del Sole degli Cheyenne, cerimonia che segnava il culmine della stagione estiva (Foto di E. S. Curtis, 1911)
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Una fase della costruzione della Capanna per la Danza del Sole tra gli Arapaho. Si nota il palo centrale, costituito da un tronco di pioppo, sulla sommità del quale è stato collocato un fascio di rami a simboleggiare il nido dell'Uccello del Tuono (foto di James Mooney, 1893) |
Per i Lakota, il periodo per la celebrazione della Danza del Sole era segnalato, fra altri indicatori, dalla costellazione della Mano (nape), costituita dalla cintura e dalla spada di Orione. “Anni fa, nape aveva il suo tramonto eliaco poco prima della metà dell’estate. Questo era il periodo in cui il solstizio d’estate avveniva in matotipila, “la Capanna dell’Orso”, una costellazione dei Lakota che consisteva in otto stelle che si trovano intorno alla costellazione dei Gemelli” (Goodman 1992: 219). La “Capanna dell’Orso” si trova anche sulla terra, infatti era chiamata in questo modo l’altura rocciosa conosciuta come Devils Tower, in Wyoming, che viene associata da alcune tradizioni indigene con l’origine della Danza del Sole.
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Mappa celeste che mostra le costellazioni conosciute dai Lakota e rilevanti per la programmazione delle attività stagionali. Al centro del Grande Cerchio si staglia la figura di un grande animale (presumibilmente un bisonte) la cui testa è costituita dalle Pleiadi, mentre le costole venivano individuate nelle tre stelle del Cinto di Orione (illustrazione tratta da Goodman, 1992) |