I Lakota usano appendere al palo centrale della Capanna della Danza del Sole due figure di cuoio, l’una raffigurante un uomo (spesso rappresentato con un enorme pene) e l’altra un bisonte.
Secondo le ricerche di Walker, nei primi anni del Novecento, esse rappresentavano, rispettivamente, iya e gnaski (Walker 1917: 108). Il primo è un essere selvaggio e gigantesco, associato con il Nord e fratello del trickster (inktomi), mentre il secondo raffigura il bisonte nel suo ruolo di essere aggressivo e ostile. Quest’ultimo compare nel ciclo mitico dell’originario “Popolo del Bisonte” come il “demone della follia e del ridicolo”, compagno di ksa (la “saggezza”). Ma ksa si trasformerà a sua volta in inktomi, mostrando come “nessuno sia in grado di distinguere l’una dall’altra la saggezza e la follia” (Walker 1983: 277-78, 282). Entrambe le immagini rimandano all’idea del disordine, alla sovversione delle regole morali e sociali, e ricordano il trambusto suscitato nell’Okipa dei Mandan dall’arrivo del personaggio mascherato che impersona il potere disordinato e incontrollato della sessualità. Così come quest’ultimo viene alla fine allontanato dal villaggio, anche le immagini di cuoio sono fatte bersaglio di tiri con le armi fino a che non vengono abbattute: in quel momento i giovani guerrieri lanciano urla e calpestano le immagini come se si trattasse di nemici uccisi (Walker 1917: 110).
|
Immagine tratta dal quaderno disegnato da Walter Bone Shirt, realizzato intorno al 1890, conservato presso la Mansfield Library, Università del Montana, Missoula |
Il palo centrale della Capanna della Danza del Sole tra gli Cheyenne è equiparato dall’antropologo John Moore a un simbolo fallico, mentre l’estrazione delle zolle di terra per la costruzione dell’altare è vista come l’esposizione delle parti più profonde della terra, le quali incorporano il principio generativo femminile (Moore 1996: 222). Anche in questo caso, le rappresentazioni maschili e femminili sottolineano la compresenza e complementarità dei due principi, necessarie per consentire all’energia cosmica (exhastoz) di riversarsi sui partecipanti e di rinnovare le forze vitali della natura e della società.
La figura di cuoio che rappresenta un essere umano e che viene posta sul palo centrale, assume spesso caratteristiche falliche esagerate, sottolineando l’aspetto di forza vitale e generativa che la cerimonia intende riversare sulla collettività. Nello stesso senso deve essere interpretata, probabilmente, la tendenza a consentire una maggiore licenza sessuale ai giovani durante la celebrazione della Danza del Sole come documentata nel XIX secolo (Kroeber 1902: 15; Walker 1917: 110).
Questi aspetti della cerimonia, oltre alle forme di sacrificio dei danzatori, costituirono la base per gli attacchi che i funzionari delle riserve e i missionari scatenarono contro la religiosità indigena, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, e che portarono alla soppressione della cerimonia, considerata espressione di “superstizione” e di “atti degradanti” e incivili.
|
Palo centrale nella Capanna della Danza del Sole degli Arapaho-Cheyenne meridionali in Oklahoma nel 1893. |