Le Porte dell'anno. Indiani d'America
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OJIBWA

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Al momento della morte, l’individuo veniva tradizionalmente lavato e rivestito con gli abiti e gli ornamenti migliori. I capelli erano accuratamente pettinati e intrecciati e il volto dipinto. Il corpo rimaneva disteso su una stuoia di corteccia di betulla, nella sua capanna, mentre parenti e conoscenti si riunivano per la cerimonia funebre, condotta da un officiante appartenente alla società sciamanica del Midewiwin. Dopo alcune offerte allo spirito, l’officiante si rivolgeva direttamente al defunto, descrivendo il tragitto di quattro giorni che questi avrebbe dovuto percorrere per raggiungere i suoi amici e parenti che lo attendevano nel villaggio dei morti, in cielo. L’anima del defunto era ammonita affinchè seguisse  il corretto percorso e sapesse affrontare i pericoli che la attendevano. Avrebbe dovuto attraversare un corso d’acqua, sul quale si trovava un tronco che vibrava, che in realtà era un Mostro Acquatico: il defunto doveva rivolgersi a lui gentilmente, chiamandolo “nonno” e questi l’avrebbe lasciato proseguire senza danni.

 

tombe Ojibwa

 

Antiche tombe degli Ojibwa con le strutture in legno, a forma di abitazione, che ricoprono il corpo inumato, nelle vicinanze di L'Anse, in Michigan

 


Alla fine della cerimonia, il cadavere era sollevato da diversi uomini e fatto uscire dalla capanna attraverso un foro praticato nella parete occidentale dell’abitazione. Non si doveva in nessun caso utilizzare l’ingresso, affinché l’anima non dovesse ritornare seguendo la via più conosciuta. In tempi più recenti si utilizzava a questo scopo una finestra dell’abitazione, che talvolta doveva essere allargata per permettere il passaggio della bara. Sopra il corpo inumato, disposto in modo che i piedi fossero rivolti verso Ovest, si usava costruire una bassa struttura in legno simile a una casa, sul cui lato occidentale era praticata una piccola apertura per permettere il passaggio dell’anima.

 

tombe Ojibwa

 

Il vecchio cimitero della comunità Ojibwa di Bay Mills, Michigan. Si possono osservare i fori circolari sulle tombe, praticati per consentire il passaggio dell'anima del defunto

 

 

Sotto all’apertura, su una mensola di legno, si deponevano offerte di cibo e di tabacco, come accompagnamento per i quattro giorni di viaggio dell’anima. Di fronte alla tomba veniva eretta una tavola di legno, con dipinte le immagini dell’animale totemico del clan, raffigurato al contrario, per significare la morte. Per quattro giorni, inoltre, un fuoco veniva acceso presso la tomba, per simbolizzare il focolare acceso dallo spirito del morto durante le pause di riposo al termine di ogni giornata di viaggio.

 

 

 

 

 

 

Stele in legno dipinta con le immagini del totem del defunto. L'animale, una gru, è rappresentato capovolto per significare la morte (disegno di Seth Eastman, tratto da Henry Rowe Schoolcraft, Historical and Statistical Information respecting the History, Condition, and Prospects of the Indian Tribes of the United States, Washington, 1851-57)

  stele mortuaria totemicadegli Ojibwa

 

 

 

   
tombe indiane

 

Offerte sulle tombe dei defunti. L'immagine, una libera ricostruzione artistica, mostra due tipi diversi di sepoltura, che appartengono a regioni geografiche diverse: quella interrata e ricoperta da una piccola struttura in legno o corteccia era tipica degli Ojibwa, mentre l'altra, che presenta il corpo deposto su una piattaforma, era frequente nella regione delle Pianure (disegno di Seth Eastman, tratto da Henry Rowe Schoolcraft, Historical and Statistical Information respecting the History, Condition, and Prospects of the Indian Tribes of the United States, Washington, 1851-57)

 

 

I sopravvissuti osservavano un periodo di lutto della durata di un anno, al termine del quale veniva eseguita una cerimonia che aveva lo scopo di concludere la fase del cordoglio, permettendo così al coniuge della persona deceduta di contrarre un nuovo matrimonio. Alla morte della moglie, al marito veniva portata una ciotola di cibo preparata dalle donne appartenenti al clan della moglie: egli doveva conservare questa ciotola per un anno e portarsela dietro anche nelle feste. Al termine del periodo di un anno, durante la festa che era stata indetta, il suo comportamento veniva sottoposto a giudizio da parte del clan al quale era appartenuta la moglie: se questo era stato conforme alle norme prescritte veniva lavato, rivestito con nuovi abiti e le sue guance dipinte di rosso. Dopo una distribuzioni di tessuto alle donne del clan della moglie, egli era libero di risposarsi (Ritzenthaler 1978: p. 753-753).

 

 

 
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