Conosciuta anche come Cerimonia dell’Anno Nuovo, la Cerimonia di Mezzo Inverno segnava tradizionalmente la fine di un ciclo annuale e l’inizio di quello nuovo. Il suo svolgimento era di nove giorni e costituiva il momento festivo più importante nella sequenza dei riti stagionali. Il periodo per la celebrazione del rito cadeva intorno al solstizio d’inverno, ma anticamente la sua determinazione implicava una serie di osservazioni astronomiche. La chiave principale era costituita dalla costellazione delle Pleiadi, un gruppo di stelle che domina il cielo durante la stagione invernale e che raggiunge lo zenit proprio nel periodo centrale dell’inverno. A questo punto si osservavano le fasi della luna, per determinare la prima luna nuova dopo la culminazione delle Pleiadi, e infine si calcolavano ancora cinque giorni, stabilendo quindi la data d’inizio della cerimonia.
Due araldi, chiamati “zii” e appartenenti alle due metà matrilineari nelle quali ogni comunità era suddivisa, annunciavano di casa in casa l’avvio del periodo cerimoniale. Il primo atto rituale consisteva nello smuovere le ceneri nei due fuochi accesi a ciascuna estremità della “casa lunga”, l’edificio adibito alle attività cerimoniali, utilizzando una speciale paletta di legno di acero. Tale gesto, accompagnato da preghiere e invocazioni, simbolizzava il rinnovamento del fuoco e l’apertura formale delle festività per il nuovo anno. Queste comprendevano una grande quantità di procedure, di formule, di canti e di danze: tra le quali un rituale in cui si cercavano di indovinare i sogni delle persone e di realizzarli con appositi doni, preghiere di ringraziamento rivolte al Creatore, offerte di tabacco, canti e danze in onore delle Tre Sorelle, le piante commestibili (mais, fagioli e zucche).
Tra le apparizioni più importanti durante la cerimonia vi erano le Facce False, personaggi mascherati che impersonavano gli spiriti della foresta. A questi esseri selvaggi, dotati di poteri curativi, veniva offerto del tabacco per propiziarseli, chiedendo loro di disperdere le malattie che affliggevano le persone, il bestiame e i raccolti. Tali azioni rituali combinavano riti terapeutici, svolti su richiesta di singoli pazienti nelle proprie case, con pratiche cerimoniali rivolte ad ottenere un buon raccolto e la protezione dei campi coltivati per l’intera comunità. Il potere delle maschere si pensava che fosse inoltre un’importante espediente per allontanare e sconfiggere le opere di stregoneria che mettevano in pericolo la vita e il benessere della collettività (Hirschfelder-Molin 1992).
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