Tra i popoli della Costa di Nord-Ovest, la stagione invernale costituiva un periodo sacro, destinato alle attività cerimoniali. Durante l’inverno si pensava che gli spiriti si avvicinassero agli insediamenti umani e fosse più facile stabilire una comunicazione tra mondo umano e mondo invisibile. D’altra parte, l’inverno era un periodo in cui le attività economiche erano meno intense, in cui le scorte di cibo accumulate durante i mesi estivi consentivano di dedicare la maggior parte del tempo alle danze e alle pratiche rituali.
Il passaggio da una dimensione all’altra della vita comunitaria era segnalata da una serie di rappresentazioni simboliche che costituivano una vera e propria trasformazione della società. L’inizio della stagione invernale significava il temporaneo abbandono delle normali affiliazioni sociali secondo i legami famigliari e parentali, la gerarchia di rango e la discendenza. Gli individui prendevano altri nomi rispetto a quelli utilizzati nella vita ordinaria, derivanti dalla partecipazione di ciascuno a determinate società cerimoniali, tra le quali le più importanti erano quelle che venivano chiamate le Società del Cannibale (hamatsa e hamshamtsas) (Boas 1897).
La cerimonia comprendeva un numero vastissimo di attività e pratiche rituali, ma soprattutto danze mascherate, nel corso delle quali i partecipanti personificavano gli antenati del gruppo di parentela e gli spiriti che avevano donato loro il potere nell’epoca delle origini, riattualizzando così la comunicazione tra il mondo degli umani e il mondo degli spiriti che caratterizzava l’epoca mitica. Al centro di queste attività rituali si collocava l’iniziazione dei nuovi membri alle diverse società cerimoniali. L’iniziazione dell’hamatsa (il Danzatore Cannibale) costituiva una delle principali componenti intorno a cui ruotava la cerimonia invernale dei Kwakiutl. Un ruolo del tutto simile era svolto tra i Nootka dalla Società del Lupo, i cui membri seguivano un procedimento iniziatico analogo a quello dei neofiti alla Società del Cannibale tra i Kwakiutl. In entrambi i casi, i giovani che dovevano essere affiliati alla Società sparivano improvvisamente e si credeva che fossero stati rapiti da uno spirito. Nel caso dei Kwakiutl, si trattava dello Spirito Cannibale (Baxbakualanuxsiwae), il “Cannibale all’estremità settentrionale del mondo”, un essere che viveva all’estremo Nord, al margine del mondo, in una terra boscosa di tenebre, di freddo e di morte. Qui gli iniziati si credeva venissero trasportati durante la loro iniziazione, restando per un certo tempo nel mondo dello Spirito Cannibale e dei suoi aiutanti, enormi uccelli dal lungo becco, che si nutrivano di cadaveri. Durante il loro soggiorno nella foresta, gli iniziati venivano “posseduti” dallo Spirito Cannibale, e ne acquisivano le caratteristiche “selvagge”, la fame incontenibile, la voracità, la ferocia, il desiderio di carne umana. Al loro ritorno, questi iniziati erano dominati dalla furia del Cannibale e dovevano essere pacificati attraverso una serie di danze e di pratiche rituali, che avevano lo scopo di ricondurre l’iniziato nel novero della società umana. Al termine di questa procedura cerimoniale, l’iniziato, finalmente acquietato e “addomesticato”, veniva rivestito con gli ornamenti di cedro che simboleggiavano l’appartenenza ormai definitiva alla prestigiosa Società del Cannibale (Comba 1992).
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