Nelle cerimonie kwakiutl compare talvolta una maschera che rappresenta Dzonoqwa, la donna selvaggia della foresta, la donna cannibale mangiatrice di bambini. Gli esseri soprannaturali definiti Dzonokwa, possono appartenere ad entrambi i sessi. Tuttavia la maggior parte delle rappresentazioni mostrano un essere femminile. Essi vivono nell’interno, nelle zone boscose o sulle montagne, dove sorgono le loro case, spesso al di là di un corso d’acqua.
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Danzatore kwakiutl mascherato che rappresenta Dzonokwa,
la donna selvaggia della foresta e cannibale (Foto di E. S. Curtis, 1915) |
Le Dzonokwa sono di colore scuro e guarnite di capelli neri, di foltissime sopracciglia e di abbondante pelosità sul volto. In genere esse hanno occhi infossati in orbite profonde o semichiusi, indice di una scarsa capacità visiva, mentre la bocca assume la tipica contrazione che il mostro utilizza per emettere il suo grido gutturale caratteristico. Questi esseri pronunciano le parole in modo particolare, aggiungendo una “h”, un suono aspirato, davanti a ciascuna sillaba o all’inizio di ogni parola, adottando quella postura delle labbra protuberanti che si riscontra nelle maschere che li raffigurano.
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Maschera di Dzonokwa, la donna selvaggia della foresta (Museum of Anthropology at the University of British Columbia, Vancouver, Canada) |
La loro voce è così forte da far tremare le travi del soffitto della loro casa. Esse sono delle gigantesse, poiché la loro dimensione è circa il doppio di quella degli esseri umani e sono dotate di grande forza, tanto da essere in grado di abbattere con le mani nude grandi alberi. Le Dzonokwa sono considerate capaci anche di spostarsi nel mondo sotterraneo. Alcuni racconti narrano come una Dzonokwa non possa essere uccisa finché la sua vita, che tiene nascosta in un nodo di un tronco, non venga colpita.
Statua in legno raffigurante una Dzonokwa presso un villaggio Kwakiutl (Foto di E. S. Curtis, 1915).
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Spesso le Dzonokwa cercano di rapire dei bambini dai villaggi umani, per rinchiuderli in una cesta e portarli fino alla loro abitazione nei boschi. Talvolta, per attirare i bambini fuori di casa, esse imitano la voce della loro nonna. Per questo motivo, la figura della Dzonokwa veniva usata come una forma di spauracchio per indurre i bambini all’obbedienza e al rispetto degli ordini dei genitori, minacciando che in caso contrario la Donna Selvaggia sarebbe venuta a rapirli. Essa viene descritta come una orchessa cannibale, la quale rapisce i bambini per arrostirli e divorarli e spesso essa per rapirli chiude loro gli occhi con una colla prodotta da una sostanza rossa da lei masticata.
Tuttavia, pur essendo di una forza prodigiosa e di indole selvaggia, essa si presenta nei racconti come piuttosto ingenua, tanto che spesso i bambini rapiti sono in grado facilmente di ingannarla e di farla uccidere, portando con sé le cose trovate nell’abitazione dell’orchessa.
D’altra parte, talvolta l’incontro con questo essere può anche diventare vantaggioso, poiché la Dzonokwa dispone di ricchezze e poteri soprannaturali che può donare al suo visitatore (Boas 1935: p.144-146). In una leggenda, dopo aver ucciso la Dzonokwa, un gruppo di uomini trova la sua abitazione colma di cibo e di pelli e il capo si impadronisce di una maschera, che porta il nome di “Maschera del Nido che Porta l’Incubo”, con il costume di corteccia di cedro che l’accompagna, oggetti che d’ora in poi la sua famiglia potrà vantare come titolo di prestigio (Boas-Hunt, 1902).
La Dzonokwa è inoltre dotata di poteri di guarigione ed è in grado di resuscitare i morti. Anche un bagno nel cranio di Dzonokwa cadavere può donare un eccezionale vigore fisico (Lévi-Strauss,1979)
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