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STREGHE IROCHESI |
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Fin dai primi documenti del XVII e XVIII secolo sulla vita nei villaggi irochesi si trovano numerosi riferimenti all’esistenza del fenomeno della stregoneria, accanto allo sciamanismo, alle cure cerimoniali e ad altre pratiche e credenze. Le concezioni della stregoneria, diffuse sia tra gli Irochesi che tra gli Algonchini, implicavano la convinzione che vari tipi di sofferenza o di incidenti e sfortune fossero provocate da spiriti, che erano stati evocati per fini malevoli da persone malintenzionate o che provavano sentimenti di invidia o di risentimento nei confronti delle vittime. Queste credenze ebbero una considerevole espansione nel periodo della prima colonizzazione, perché fornivano uno strumento per spiegare il diffondersi di nuove malattie infettive, portato dai nuovi venuti, che avevano decimato le popolazioni indigene. Inoltre, questa credenza veniva invocata anche per dar conto di una quantità di mutamenti e trasformazioni nel sistema sociale e culturale di quei popoli, avvenuti sotto la spinta delle forze economiche, politiche e militari provenienti dall’esterno (Porterfield 1992). Sebbene basate su una serie di credenze e pratiche appartenenti alla cultura pre-coloniale, queste si fusero rapidamente con altre concezioni importate dal Cristianesimo dei missionari e dei colonizzatori, creando un complesso sistema che per molti aspetti ricorda quello che si venne formando nelle regioni rurali dell’Europa durante il Medio Evo e la prima Età moderna.
Secondo testimonianze raccolte tra gli Irochesi alla fine del XIX secolo, le streghe erano considerate in grado di trasformarsi, prendendo l’aspetto di vari animali, specialmente di uccelli, tacchini o gufi, che permettevano loro di spostarsi rapidamente in volo da una località all’altra. Si attribuisce agli Irochesi la concezione secondo la quale streghe e stregoni costituivano una sorta di “società segreta”, nascosta agli occhi dei più e che si riuniva di nascosto nottetempo, secondo un modello molto simile a quello che si ritrova nei documenti medioevali europei. Si riteneva inoltre che uomini e donne dediti alla stregoneria si riunissero di notte, in luoghi isolati, nei boschi, intorno a un fuoco sul quale era posta una grossa pentola, nella quale veniva versato il veleno di alcuni serpenti. Al termine della riunione, che ricorda molto la concezione del “sabba” sviluppatosi nell’Europa medioevale, i convitati si allontanavano prendendo la forma di diversi animali: volpi, lupi, pantere, falchi e gufi. Un racconto riferisce di un giovane che partecipa a questa riunione segreta, al quale viene consegnato un copricapo fatto con la testa di un gufo. Una volta indossatolo egli si sente trasformato in uccello e si trova in grado di volare (Smith 1888; Beauchamp 1892).
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