In molte culture indigene d’America si trovano miti sull’origine del mais e di altre piante alimentari che descrivono la nascita della pianta come risultato della morte di una donna. Ad esempio, tra i Cherokee, il mito racconto di una donna dei tempi primordiali, chiamata Selu, che venne scoperta dai suoi figli mentre produceva mais e fagioli per la loro alimentazione strofinandosi, con le mani, lo stomaco e le ascelle. I ragazzi rimasero inorriditi a quella vista, credendola una strega, e decisero di ucciderla, ma prima di morire, la donna li istruì indicando loro come avrebbero dovuto trascinare il suo corpo intorno alla casa per un ampio tratto. Essi seguirono le sue istruzioni e il mattino dopo attorno alla casa spuntarono numerose piante di mais con le pannocchie mature.
|
Bambola realizzata con foglie di mais. Tra gli Irochesi questi giocattoli erano comuni e richiamavano la concezione secondo la quale la pianta di mais era assimilata ad un essere femminile (Children's Discovery Museum, San Jose, California)
|
Per gli Irochesi, il mais, le zucche e i fagioli erano esseri simili a persone, chiamati “Coloro grazie ai quali noi viviamo” o “Coloro che ci sostengono” e dovevano essere piantati insieme, nello stesso campo. Il mais veniva piantato in piccoli rialzi del terreno e quando gli steli erano già cresciuti si piantavano i semi dei fagioli e delle zucche intorno alle piante di mais. Lo stelo del mais fungeva da supporto per la pianta di fagioli e le foglie della zucca impedivano la crescita di erbe infestanti e consentivano di mantenere l’umidità del suolo intorno alle piante.
|
Semi di mais, di zucca e di fagioli, che per gli Irochesi costituivano le principali piante alimentari e venivano denominate le Tre Sorelle |
Secondo una leggenda degli Onondaga (una delle nazioni che componevano la Lega degli Irochesi), un uomo viveva solitario su una collina e ogni mattina e sera intonava un canto, invocando qualcuno che volesse sposarlo. Una giovane donna si presentò un giorno, dicendosi disposta al matrimonio, ma l’uomo la rifiutò, sostenendo che aveva l’abitudine di allontanarsi troppo dalla casa, invece di rimanere al suo fianco. Poco tempo dopo arrivò un’altra giovane donna, che ammirò lo splendido vestito dell’uomo e le lunghe piume che l’adornavano e si disse pronta a sposarlo. L’uomo accettò, sapendo che lei era la sua compagna ideale. Il racconto rivela facilmente come i protagonisti siano una personificazione delle piante alimentari: l’uomo è il mais, che spunta sulla prominenza di terra, strettamente abbracciato alla pianta del fagiolo, mentre la zucca si estende sul terreno circostante.
Più comunemente, le tre piante erano concepite come personaggi tutti femminili, le “tre sorelle”, che si preoccupavano del benessere delle coltivazioni. I Seneca raccontano di come un giorno una vecchia donna, avvicinandosi a un campo, sentì qualcuno piangere. Era una pianta di mais, che si lamentava per la scarsa cura con la quale veniva accudita e innaffiata e per questo il raccolto era scarso. Gli orti vennero allora lavorati con grande attenzione, ma dei ladri si introducevano nei campi per rubare il raccolto. Furono scoperti dai guerrieri e puniti con una sonora randellata: alcuni ne uscirono con il corpo e le occhiaie segnate di nero e si trasformarono in procioni, altri ne ebbero il labbro spaccato e si trasformarono in conigli (Bastian-Mitchell 2004: p. 73-74).
|
Un orto irochese in cui le Tre Sorelle (il mais, la zucca e i fagioli) sono coltivate l'una accanto all'altra |