Figura a sinistra:
Statua in legno di quercia di Santa Gobnait, risalente al XIII secolo,
conservata presso la Chiesa di Ballyvourney, Contea di Cork, Irlanda.
La statua viene ancora oggi esposta sull'altare della chiesa il giorno
della festa della Santa, l’11 Febbraio. In quel giorno era costume
prendere la “misura di Santa Gobnait”, ossia tendere una
striscia di tessuto azzurro lungo la statua, per tutta la sua estensione:
la stoffa, portata a casa dal fedele, sarebbe stata impiegata successivamente
per le sue qualità terapeutiche.
Secondo la leggenda, Santa Gobnait fuggì dalla famiglia a causa
della faida che insanguinava il paese e trovò rifugio nelle Isole
Aran. Qui però la visione di un angelo la ammonì di lasciare
quel posto e di cercare un luogo dove avrebbe visto nove cervi bianchi
al pascolo. Giunta nel luogo che le era stato preannunciato, che da
allora si chiamò il “Bosco di Gobnait”, vi fondò
un monastero di cui divenne badessa. Secondo la tradizione, la Santa
si dedicò all’allevamento delle api, che inviò anche
contro un ladro di bestiame obbligandolo a restituire ciò che
aveva sottratto. Attorno al pozzo che sorge sul luogo sacro, la tradizione
popolare raccontava che fosse possibile talvolta scorgere l’apparizione
di un cervo bianco.
[Immagine: http://www.voicesfromthedawn.com/ballyvourney/]
Figura a destra:
Statua di Santa Gobnait, risalente agli anni Cinquanta, collocata presso
la Chiesa di Ballyvourney, Contea di Cork, Irlanda. La decorazione del
basamento con delle api ricorda la leggenda della Santa e si connette
alle virtù terapeutiche del luogo sacro, dove secondo la tradizione
la badessa curava i malati con il miele delle sue api.
Nei trattati medioevali, le api sono ammirate per la loro capacità
di vivere in comunità ordinate e per la loro operosità.
Una loro caratteristica però risultava misteriosa: si credeva
che questi insetti non si accoppiassero e rimanessero vergini per tutta
la vita. Come era possibile allora che si riproducessero in così
gran quantità? La risposta era che le api nascevano dalle carogne
dei bovini: quando il sangue dell’animale morto era ben fermentato,
ne uscivano dei vermi, che poi diventavano api. In modo analogo il calabrone
e il bombo nascevano dal cavallo e dal mulo (Pastoureau 2012, p.277).
Sembra così che l’ape rappresentasse la vita che emerge
dalla morte, la forza vitale che sempre si rigenera. Inoltre, il miele
prodotto dalle api, aveva virtù medicinali: era impiegato per
lenire le irritazioni della gola e, spalmato come un balsamo, per curare
le ferite.
[Immagine: http://en.wikipedia.org/wiki/Ballyvourney]