Illustrazione raffigurante Sant’Eustachio, da un manoscritto del
XIII secolo conservato presso la Biblioteca Marciana di Venezia. Secondo
la leggenda (riportata da Jacopo da Varazze nella Legenda Aurea), Eustachio
era un pagano il quale, andando a caccia, stava inseguendo un cervo.
All’improvviso l’animale si voltò mostrando tra le
sue corna una croce luminosa, mentre la voce di Gesù gli intimava
di smettere di perseguitarlo. Intimorito da quell’episodio, il
cacciatore decise di convertirsi al Cristianesimo con tutta la sua famiglia.
Un episodio simile era attribuito anche a Sant’Uberto.
In queste leggende agiografiche traspare il ricordo di antiche credenze
celtiche e germaniche, che vedevano nel cervo un animale sacro associato
al sole, le cui corna ricordavano i raggi luminosi dell’astro,
che fungeva da intermediario tra il cielo e la terra. Le sue corna,
ricrescendo ogni anno, erano un talismano contro le forze del male.
La lotta del cervo con il serpente, che i trattati medioevali riprendono
dagli autori antichi, aveva un arcaico significato cosmologico. Il combattimento
tra il cervo, animale associato al mondo solare e celeste, e il serpente,
animale ctonio, sigilla la congiunzione tra i due mondi e favorisce
l’equilibrio della natura che si manifesta nell’alternanza
delle stagioni (Lombard-Jourdan 2005, p. 28).
[immagine: http://it.wikipedia.org/wiki/Eustachio_Placido#mediaviewer/File:Saint_eustace.jpg]