Figura in alto:
Veduta notturna del cimitero di Sanok, Polonia, durante la celebrazione
del Giorno di Ognissanti.
[Immagine: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:01259_All_Saints_Day_
Sanok,_2011.jpg]
Sembra sia da attribuire al movimento cluniacense, fra XI e XII secolo,
la creazione della Festa dei Santi, cristianizzando l’antica celebrazione
celtica di Samhain, che venne fissata al primo Novembre, seguita il
giorno successivo dalla commemorazione dei morti (Cardini 1995, p. 180).
Nel mondo celtico, Samhain si configurava come un punto cruciale nel
ciclo stagionale, al termine del periodo del raccolto e del ricovero
degli animali, in attesa dell’inizio dell’inverno. Era anche
considerato un momento di transizione, durante il quale le barriere
tra il mondo umano e il mondo degli spiriti venivano momentaneamente
abbassate ed era quindi possibile per gli abitanti del mondo dei morti
ritornare a visitare le dimore dei viventi. Parte di queste credenze
popolari sono sopravvissute, anche se la Chiesa ha sempre cercato di
trasformarle in una semplice commemorazione dei defunti.
Si potrebbe anche ipotizzare che la scelta di privilegiare il mese di
novembre per celebrare i defunti, anziché il periodo che va dal
solstizio d’inverno fino all’inizio della primavera, come
avveniva nell’Europa continentale fin dai tempi antichi, sia dovuta
al tentativo da parte della Chiesa di contrastare le celebrazioni di
origine pre-cristiana attraverso il graduale depotenziamento delle credenze
radicate. Le maschere del periodo carnevalesco, per l’uomo medievale,
personificavano i morti che ritornano, con tutta la loro energia che
proveniva loro dalla terra in cui avevano riposato fino a quel momento.
Il tentativo di depotenziare l’antico culto dei morti, anche attraverso
la cancellazione del simbolismo ad esso legato, non ha impedito tuttavia
la consuetudine di onorare i morti con l’offerta di fiori. Sebbene
la festa dei morti sia celebrata in un momento in cui la natura è
avara di fiori, ancora oggi le tombe raccontano di un antico legame
tra la morte e la rinascita della vita con i loro ornamenti floreali.Il
rapporto del culto dei morti con la celebrazione della fertilità
è ancora percepibile in alcune tradizioni popolari, come quella
secondo la quale, in Sicilia, sono i morti a portare i doni ai bambini,
nella notte tra l’1 e il 2 Novembre (Cardini 1995, p. 93).La festa
di Halloween, che ricorre la sera del 31 Ottobre e oggi divenuta molto
popolare in tutte le società contemporanee, è un’antica
tradizione che si ricollega alla celebrazione di Samhain, una delle
principali ricorrenze del mondo celtico. Anticamente comportava la presenza
di personaggi mascherati che, impersonando esseri provenienti dal mondo
dei morti, visitavano le case dove venivano loro offerti cibi e bevande.
I giorni di “questua”, spesso effettuata da gruppi di bambini,
caratterizzavano il periodo di transizione, che andava dal giorno dei
morti, attraverso Natale, Capodanno e l’Epifania (divenuti i giorni
caratteristici per la distribuzioni dei doni ai bambini) fino a Sant’Antonio
(17 Gennaio).
Figura
in basso:
Maschera
ottenuta da una rapa svuotata, nota popolarmente come Jack-o’-Lantern,
realizzata agli inizi del XX secolo e conservata presso il Museum of
Country Life, a Castelbar, Contea di Mayo, Irlanda. Una luce posta all’interno
della rapa la trasformava in una sorta di inquietante lanterna che veniva
impiegata durante la notte di Halloween, la vigilia di Ognissanti. Il
nome popolare deriva da una leggenda, secondo la quale un fabbro astuto,
di nome Jack, era riuscito a ingannare il Diavolo, che lo voleva portare
all’Inferno, ma con l’inconveniente di vedersi preclusa
la via sia all’Inferno che al Paradiso, rimase così in
una condizione di marginalità, tra questo mondo e l’altro.
Dopo l’introduzione della zucca dall’America, queste lanterne
sono divenute l’immagine tradizionale della festa di Halloween.
[Immagine: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Traditional_Irish_halloween_Jack-o%27-lantern.jpg]