Dipinto
a olio di Pieter Brueghel il Vecchio, realizzato nel 1559, intitolato
“La lotta tra Carnevale e Quaresima” e oggi conservato presso
il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Le feste di inizio anno e di inizio primavera che, nel corso del tempo,
sono confluite in quell’insieme complesso che viene designato
come il Carnevale, sono sempre state guardate con sospetto e ostilità
dalla Chiesa per il loro evidente legame con le credenze religiose pre-cristiane.
Per questa ragione essa si è fortemente impegnata, forse anche
attraverso la scelta della denominazione, di depotenziare e controllare
la portata simbolica di questa festa. Infatti il Carnevale (in spagnolo
Carnestollendas) fa riferimento al periodo che precede l’imposizione
del divieto di mangiar carne o del digiuno (tedesco Fastnacht)
instaurato dalla Quaresima, e che ne costituisce una sorta di introduzione
(spagnolo Antruejo, dal latino introitus, “ingresso,
entrata”). La cultura popolare ha stabilito così una contrapposizione
simbolica tra il periodo della baldoria, del cibo “grasso”,
della licenziosità e dell’esuberanza (Carnevale) al periodo
della penitenza, del digiuno, della sottomissione a rigide regole morali
(Quaresima).
Il periodo della Quaresima, tuttavia, conserva anche il carattere di
preparazione alla festa primaverile della Pasqua e di fase di purificazione,
che riprende l’idea, sviluppata nel mondo romano, del mese di
Febbraio come periodo dedicato alla purificazione, intesa nel senso
di rigenerazione della natura (latino februo, “purificare”).
La Quaresima corrisponde anche a un periodo critico nel ciclo della
produzione agricola: la stagione fredda non è del tutto terminata
e la primavera non è ancora alle porte. “Se è vero
che “non si può” mangiare di grasso, è anche
vero d’altronde che – esaurite le scorte invernali –
ciò non si potrebbe comunque fare. L’alimentazione secca,
leggera, assunta con lo spirito di penitenza pensando ai quaranta giorni
di Gesù nel deserto, ha in realtà anche una sua ragion
d’essere funzionale” (Cardini 1995, p. 167).
Le feste di Carnevale ereditano in parte la tradizione delle Feste dei
Folli o degli Innocenti, eseguite dai giovani chierici e canonici durante
il periodo iniziale dell’anno, i Dodici Giorni tra Natale ed Epifania,
nonché quelle delle compagnie che inscenavano giochi burleschi,
forme di capovolgimento dei ruoli sociali e di satira delle autorità
e delle gerarchie. Ma riprende anche costumi molto più antichi,
cerimonie del rinnovamento stagionale, di propiziazione della fecondità
dei campi e delle forze della natura (Heers 1983, p. 223). Infine, contiene
anche il ricordo delle antiche feste dedicate al ritorno dei morti,
nel momento dell’anno che anticipa la rinascita dell’energia
vitale e generativa, corrispondente alla stagione primaverile. Le mascherate
di Carnevale rappresentano, in continuità con le credenze religiose
pre-cristiane che permeavano la mentalità dell’uomo medievale,
anche una personificazione dei morti che ritornano nel momento dell’anno
che anticipa la rinascita dell’energia vitale e generativa. Dalla
terra emergevano infatti esseri che possedevano attributi umani, animali
e vegetali, figure che possono essere riconducibili a quella del Selvaggio.
Di questa connessione tra la vita e la morte sono indizio anche i cibi
caratteristici del periodo di Carnevale: il maiale e la fava. Dietro
il banchetto del maiale c’è un rito di morte, l’uccisione
del maiale come atto sacrificale e il testamento dell’animale
(che compare nella letteratura popolare e costituisce una variante del
testamento dello stesso Carnevale, condannato a morire). La fava, a
sua volta, è un vegetale che appartiene al regno dei morti (secondo
la rappresentazione che se ne facevano gli antichi Pitagorici). I due
cibi, insieme, sono rimasti nel tradizionale piatto di Capodanno dello
zampone con le lenticchie, che continua ad essere considerato di buon
augurio per la prosperità dell’anno a venire (Cardini 1995,
p. 191-192).
[Immagine: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Der_Kampf_zwischen_Karneval
_und_Fasten_%281559%29.jpg]