Illustrazione tratta da un’edizione manoscritta del Roman
de Fauvel (Ms. Fr. 146, fol. 34), databile al XIV secolo e conservata
presso la Bibliothèque Nationale de France, Parigi. L’immagine
mostra alcuni personaggi mascherati che partecipano a uno charivari.
Nella parte centrale si riconosce un individuo mascherato, che indossa
pantaloni che sembrano di pelle animale e porta dei campanacci intorno
alla vita, intento a suonare un tamburello: la foggia del costume ricorda
quella di numerosi personaggi dei Carnevali popolari contemporanei.
Lo charivari è un costume popolare diffuso in Francia, ma anche
in altri paesi europei, con il quale si usava salutare con fracasso
e canti scherzosi le coppie appena maritate. In particolare, veniva
effettuato nel caso di matrimoni ritenuti “innaturali”,
ad esempio quello di una coppia in cui la differenza d’età
era molto marcata, e così via.
Secondo la storica Natalie Zemon Davis, la funzione dello charivari e delle badie di giovani consisteva nell’evidenziare a tutta la
comunità le diverse fasi della vita (i rites de passage), per
chiarire le responsabilità dei futuri mariti e padri, per mantenere
il giusto ordine nel matrimonio e garantire la continuità biologica
della comunità, stigmatizzando i matrimoni tra persone di età
molto diversa o i coniugi forestieri, ecc. In città queste associazioni
giovanili si trasformavano in gruppi di quartiere o di classe o di professione,
e diventavano le badie del malgoverno. “Anche qui […] mi
pare straordinaria la creatività sociale della cosiddetta gente
semplice, il loro aggrapparsi ad antiche forme sociali per cambiarle
adattandole alle loro mutate esigenze” (Zemon Davis 1980, p. 154).
Ma il significato della mascherata e del fracasso aveva anche un significato
più profondo, come mette in rilievo Carlo Ginzburg: “Le
più antiche testimonianze su un rito
come lo charivari, volto a controllare i costumi (soprattutto sessuali)
del villaggio, identificavano la schiera tumultuante dei giovani mascherati
con la schiera dei morti, guidata da esseri mitici come Hellequin.
Agli occhi di attori e spettatori, gli eccessi delle “badie”
giovanili dovettero serbare a lungo queste connotazioni simboliche”
(Ginzburg 1989, p. 171).
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