Incisione raffigurante una strega intenta a sottrarre il vino da una
botte, mentre uno stregone è colto nel momento di trasformarsi
in un gatto, tratta da The Illustrated Bartsch, Vol. 85 (1486).
In una delle prime descrizioni di una setta minacciosa di streghe in
Basilea, che risale al 1435-37, il domenicano tedesco Johannes Nider
descrive come gli stregoni avessero cucinato e mangiato i propri figli,
inoltre si erano poi riuniti e avevano evocato il demonio. I cadaveri
dei bambini, uccisi con cerimonie magiche, erano stati fatti bollire
in una pentola, per estrarne un unguento destinato alle loro pratiche
magiche e alle “metamorfosi” cui si dedicavano (nostris
voluntatibus et artibus et transmutationis) (Ginzburg 1989, p.
43-44). Anche in altre testimonianze, gli stregoni affermano di sapersi
trasformare temporaneamente in lupi per divorare il bestiame, altri
di poter divenire invisibili mangiando certe erbe speciali, indicate
dal Diavolo. Ai convegni andavano volando su bastoni o scope, e lungo
la strada si fermavano nelle cantine, bevevano il vino migliore e defecavano
nelle botti (Ginzburg 1989, p. 46-47). Lo storico italiano conclude
che il nucleo folklorico dello stereotipo del sabba può essere
ricondotto alla credenza nel volo notturno verso i convegni diabolici,
il quale “riecheggiava, in forma ormai stravolta e irriconoscibile,
un tema antichissimo: il viaggio estatico dei viventi verso il mondo
dei morti” (Ginzburg 1989, p. 78).
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