Selvaggi

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Grande rilievo in pietra proveniente dal palazzo di Sargon II a Khorsabad (VIII secolo a. C.), conservato al Museo del Louvre, che raffigura un eroe barbuto il quale tiene stretto al corpo un leone con una mano e con l’altra regge una sorta di bastone ricurvo. Questa figura è stata spesso associata a Gilgamesh, il protagonista della più famosa epopea mitologica mesopotamica. L’Epopea di Gilgamesh risale probabilmente, nelle sue prime versioni sumeriche, al II millennio a.C., mentre la versione finale e più completa proviene dalla biblioteca di Assurbanipal, l’ultimo grande sovrano dell’impero assiro, e venne redatta durante il tardo periodo Cassita (XIII-XII secolo a. C.). In questo testo compare la prima descrizione di un personaggio che ha le caratteristiche dell’uomo selvaggio: si tratta di Enkidu, creato dalla dea Aruru su richiesta degli dei per contrastare la baldanza e l’irruenza di Gilgamesh, re di Uruk. Costui infatti dopo aver costruito le mura della città e averla resa potente e temibile, divenne un tiranno per il suo popolo tanto da sollevare lo sdegno degli dei.
Così Enkidu viene descritto nel testo: “Aspro era il suo corpo, lunghi i suoi capelli come quelli di una donna, ondeggiavano come i capelli di Nisaba, dea del grano. Il suo corpo era coperto di pelo arruffato come quello di Sumuqan, dio del bestiame. Era ignaro dell’umanità, nulla sapeva della terra coltivata. Enkidu si pasceva d’erba sulle colline assieme alle gazzelle, con le bestie selvatiche si appostava presso le pozze d’acqua; dell’acqua gioiva in compagnia dei branchi di animali selvatici. Ma un giorno un cacciatore lo incontrò faccia a faccia alla pozza d’acqua, poiché la selvaggina era entrata nel suo territorio. Per tre giorni lo incontrò faccia a faccia, e il cacciatore era raggelato dalla paura. Ritornò a casa con le prede che aveva catturato e rimase muto, inebetito dal terrore”. (Sandars, 1986, pp.86-87).
Enkidu e Gilgamesh si scontrano, Gilgamesh vince, ma prova amicizia per Enkidu e ne fa il proprio compagno di avventure con il quale compierà numerose imprese. Quando Enkidu muore Gilgamesh, preso da sconforto, si mette alla ricerca dell’immortalità, che però non riuscirà mai a conquistare.

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Immagine: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Hero_lion_Dur-Sharrukin_Louvre_AO19862.jpg]