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Cicli Stagionali |
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Il Fuoco di Vesta Veduta
del tempio di Vesta a Roma, risalente al II secolo a.C. circa. Vesta
era una delle grandi divinità del mondo romano, identificata
poi con la greca Estia. I nomi delle due dee sono etimologicamente correlati,
entrambi derivano da una radice che significa “bruciare”:
sia Vesta che Estia infatti personificavano il fuoco che arde nel focolare.
Il santuario di Vesta, diversamente da tutti gli altri templi di forma
quadrata, era circolare: questa caratteristica non era dovuta a un’identificazione
della dea con la terra, come alcuni autori fin dall’antichità
hanno sostenuto, ma dal fatto che il suo tempio rappresentava il “focolare
della città” (Schilling, 1986). Al suo servizio erano dedicate
le sei vergini Vestali, le sole sacerdotesse, a pieno titolo, della
religione romana. Queste avevano come compito principale quello di conservare
il fuoco che ardeva continuamente nel santuario di Vesta, facendo attenzione
che non si spegnesse mai. Tale fuoco veniva spento solamente per essere
riacceso come “fuoco nuovo” il primo di marzo, che si configurava
come un secondo inizio d’anno. La dea che durante ogni invocazione
veniva nominata per ultima era la figura divina che si sottraeva da
ogni forma di antropomorfismo, in quanto poteva essere rappresentava
esclusivamente attraverso il suo fuoco (ignis Vestae).
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