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Cicli Stagionali |
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Le Feste di Cibele Statuetta
in bronzo raffigurante la dea Cibele su un carro trainato da due leoni
(150-200 d.C.) conservata presso il Metropolitan Museum of Art di New
York. Nel 204 a.C. i Romani, in seguito alla consultazione dei Libri
Sibillini, un testo oracolare ufficialmente riconosciuto dallo Stato
Romano, importarono nella città il culto della dea madre Idea,
a cui era sacro il Monte Ida, vicino a Troia. La dea, che apparteneva
al novero delle dee selvagge dell’Asia Minore, venne trasferita
da Pessinunte, in Frigia, a Roma, sotto la forma di una pietra nera
che fu in seguito incastonata, a formarne il volto, nell’idolo
d’argento della dea (Champeaux, 1998). Le feste della dea, che
i Romani chiamavano Cibele, si svolgevano dal 22 marzo al 10 aprile.
Il 15 marzo aveva luogo un rito introduttivo, la sfilata dei cannofori
(portatori di canne) che commemoravano il mito di Attis, il giovane
amante della dea. Il 22 marzo si svolgeva la festa dell’Arbor
intrat, l’”entrata dell’albero”, un pino
inghirlandato che ricordava la morte di Attis e che veniva portato solennemente
da una confraternita di dendrofori (portatori dell’albero) fino
al tempio della dea che sorgeva sul Palatino. Il 24 marzo si svolgeva
una festa caratterizzata da frenesia estatica, danze e suoni di tamburelli
e sacrifici di sangue da parte dei fedeli, che si flagellavano con staffili.
Il giorno successivo era dedicato agli Hilaria, una festa gioiosa che
celebrava il ritorno in vita del dio Attis. Infine, il 27 marzo si portava
in processione il simulacro della dea, trasportato sulle spalle dei
fedeli, al fiume Almo, dove veniva lavato ritualmente. Dal 4 al 10 aprile
si svolgevano i Ludi Megalenses, i giochi in onore di Cibele. Il culto
della dea si diffuse in Italia, in Gallia e in Germania: ancora nel
IV secolo d.C., nelle campagne intorno a Autun, in Francia, si portava
in processione una statua di Cibele, su un carro trainato da buoi, per
invocare la fertilità delle vigne e dei campi (Champeaux, 1998,
p. 142).
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