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Simboli Femminili |
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Figura a sinistra:
Statua lignea rappresentante la dea Mefitis, alta 168 cm., ritrovata
nel santuario della Valle d’Ansanto, presso Rocca San Felice (Avellino),
risalente al VI-V secolo a.C. e attualmente conservata al Museo di Capodimonte,
Napoli. Il culto della dea Mefitis è documentato nella regione
abitata dagli antichi Oschi, e in particolare nella Valle d’Ansanto,
a partire dal VI secolo a. C. La particolare conformazione del luogo,
di origine vulcanica, le sue acque solforose e le esalazioni sulfuree
furono fattori determinanti per la sacralizzazione del luogo. La dea
rivela, infatti, un particolare legame con le acque termali e sulfuree
alle quali si attribuivano qualità terapeutiche, e con le sorgenti
lattiginose che venivano considerate propiziatrici della secrezione
lattea nelle puerpere. Mefitis assumeva così la qualità
di dea protettrice della salute e della fertilità delle donne.
Il radicamento del suo culto è dimostrato dal fatto che è
riuscito in parte a sopravvivere all’introduzione del Cristianesimo,
che ha sostituito, in quei luoghi, al culto della dea quello della Vergine
Maria, mantenendone tuttavia le principali funzioni. A Rossano di Vaglio,
ad esempio, è stata dedicata una cappella alla Vergine, proprio
nei pressi della sorgente che un tempo scorreva all’interno del
tempio pagano; mentre a Mirabella Eclano fu istituito il culto del Sacro
Latte della Beatissima Vergine (Calisti, 2006). Statuetta
in bronzo della dea Mefitis (II- III secolo a.C.), proveniente dal santuario
di San Pietro di Cantoni (Sepino, Campobasso) e conservata presso il
Museo Archeologico di Saepinum, Altilia di Sepino (Campobasso). Il santuario
è stato frequentato con continuità dal IV secolo a.C.
fino al V secolo d.C. e i suoi resti risultano sovrastati da un edificio
di culto cristiano oggi distrutto. Nell’area del tempio sono stati
rinvenuti numerosi oggetti votivi, che riproducono parti del corpo umano
per richiederne la guarigione, come pure oggetti da lavoro e pesi da
telaio che riconducono al lavoro agricolo, alla transumanza e al mondo
femminile. La statuetta raffigura la dea con in mano un’anatra,
probabile riferimento al mondo acquatico, specifico dominio di Mefitis,
ma forse anche alla migrazione periodica degli uccelli acquatici come
indicatore dei cambiamenti stagionali. I poteri e gli attributi di Mefitis
sono riconducibili alla sua funzione di protettrice e propiziatrice
della fertilità delle donne, dei campi e degli animali, nonché
all’altra sua funzione, quella di guaritrice e protettrice della
salute di uomini e animali.
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