Figura a sinistra:
Pittura parietale etrusca (375 - 350 a.C.) dalla Tomba dell’Orco
di Tarquinia,Viterbo. L’immagine rappresenta un demone infernale,
alato, con naso a forma di becco, barbuto e con capelli scarmigliati,
armato di ascia o martello. Il termine demone deriva dal greco daimon,
che indicava talora una singola divinità o, più frequentemente,
un potere divino, oppure un essere spirituale di statuto semidivino,
e che con il tempo venne impiegato soprattutto per indicare gli spiriti
malevoli o quelli inferi, legati al mondo dei morti. Gli Etruschi avevano
elaborato una ricca demonologia di cui rimane testimonianza soprattutto
nell’arte funeraria. Tra le diverse figure di demoni si trovano
quelle di giovani donne, a volte alate, tra le quali compare con frequenza
quella denominata Vanth, probabilmente all’origine una dea che
determinava i destini umani. Fra i demoni maschili aveva un ruolo predominante
Charun, personificazione della morte, guardiano delle porte d’accesso
al mondo degli inferi, rappresentato con il corpo grigio-verde, il naso
adunco, capelli simili a serpenti e un mazzuolo in mano. Il suo nome
deriva dal Caronte greco (il nocchiero che faceva transitare attraverso
i fiumi infernali, gli spiriti dei morti), ma il suo aspetto e le sue
funzioni sono diverse. Un altro demone spesso rappresentato nelle tombe
è Tuchulcha, un essere zoo-antropomorfo con becco e zampe da
uccello rapace, lunghe orecchie appuntite, capelli serpentiformi e grandi
ali.
[Immagine:
http://library.artstor.org/library/]
Figura
a destra:
Affresco
sulla parete della Tomba dell’Orco di Tarquinia (375 - 350 a.C.)
che raffigura la divinità etrusca Aita, corrispondente al greco
Ade, signore dei morti. Presso i Latini il dio Ade era identificato
con Plutone, che talora veniva chiamato anche Orco:da cui il nome con
il quale è convenzionalmente chiamata la tomba. Nel mondo greco
Ade, il signore del mondo sotterraneo il cui nome era interpretato come
“l’invisibile” e a cui erano consacrate le grotte
e le cavità sotterranee, aveva come attributo uno speciale copricapo
che aveva appunto la qualità di rendere invisibili. Nell’arte
greca non vi sono raffigurazioni di tale oggetto sacro, che questa immagine
etrusca identifica con una pelle di lupo. L’impiego di maschere
e costumi animali attraverso i quali si “presentificavano”
i morti ricomparirà nelle cerimonie popolari dal Medioevo fino
all’epoca contemporanea.
[Immagine: http://www.canino.info/inserti/monografie/etruschi/tombe_tarquinia/culto
_morti.htm]